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L’UMILE FRATICELLO NELLA GLORIA DEL BERNINI

Un tweet immaginario del 13 maggio 1920 avrebbe forse scritto “Nella maestosa solennità della ba-silica di San Pietro, sotto la gloria del Bernini, risplende l’umiltà del fraticello santo”. In effetti la mattina del 13 maggio di cento anni fa la grandiosa e splendida basilica di San Pietro in Roma è vestita a festa e piena di fedeli, come per le grandi occasioni. Papa Benedetto XV, il papa che aveva definito “inutile strage” la prima guerra mondiale, dichiara santi Margherita Maria Alacoque e il giovane studente passionista Gabriele dell’Addolorata. Alle cerimonia assiste anche Michele Possenti, il medico fratello maggiore del santo, insieme ad altri parenti. Michele prende parte al corteo papale e offre doni durante il solenne pontificale. è presente anche l’unico compagno superstite del santo, fratel Silvestro Polidori. La cerimonia inizia alle 8 e termina alle 13. Erano presenti 40 cardinali, più di 300 vescovi da ogni parte del mondo e migliaia di fedeli.

Al santuario i solenni festeggiamenti in onore del nuovo santo si tennero l’ultima settimana di agosto. Una folla incalcolabile affollò il santuario per tutta la settimana. L’ultimo giorno dei festeggiamenti, il 29 agosto, vide la partecipazione del Patriarca di Venezia il cardinale La-Fontaine. Quando l’urna del santo, alle 8 del mattino, venne riportata in processione da Isola del Gran Sasso al santuario, fu calcolata la presenza di circa 40 mila persone.

Imponenti furono anche i festeggiamenti civili in onore del nuovo santo, con luminarie, fuochi d’artificio, bande musicali. Un’eccezionale nevicata sulle montagne impedì che venissero accesi i previsti razzi e bombe sulla vetta orientale del Gran Sasso. Tra l’altro, la cronaca dei festeggiamenti, riportata ne L’Eco di settembre 1920, annota che “nel pomeriggio di quest’ultimo giorno, verso le 4, un aeroplano venne ad eseguire delle evoluzioni sopra il Santuario e sul paese d’Isola, gettando multicolori foglietti, inneggianti al Santo: spettacolo interessantissimo per queste popolazioni di montagna, la maggior parte non avendo mai fino ad ora veduto un aeroplano”.

Il 13 maggio 1920 la Chiesa aveva riconosciuto in maniera definitiva l’umile santità del “ragazzo che aveva lavorato col cuore”, come aveva testimoniato il suo direttore spirituale padre Norberto. Ormai tutta la cristianità poteva invocare il santo che già 30 anni prima aveva iniziato a operare strepitosi prodigi sulla sua tomba. Prima del 1920 la Chiesa aveva riconosciuto gli ultimi due miracoli in ordine di tempo. Quello in favore di Giovanni Battista Cerro, di Pontecorvo (FR), che nel 1909 venne guarito dalla spondilite alle gambe. Era andato a pregare il nuovo beato nella chiesa dei passionisti di Pontecorvo. E aveva pregato e implorato: “Beato Gabriele, voglio la grazia o di vita o di morte!”. Si alzò, mise il bastone sotto il braccio e tornò a casa guarito.

Il secondo miracolo approvato per la canonizzazione del beato Gabriele fu elargito a Luigi Parisi, un giovane di Gallipoli (LE) che nel 1912, dopo un triduo di preghiere, guarì da ernia inguinale che lo avrebbe condotto alla morte. A Gallipoli, per ricordare questo prodigio, nel 1986 fu eretta la parrocchia di San Gabriele e poi nel 1998 costruita una bella chiesa in suo onore.

Da allora, il santo non ha mai mancato di far sperimentare ai devoti la sua protezione. Una catena ininterrotta di prodigi di vario genere che hanno inondato il mondo: una marea di ex voto, che ogni settimana arrivano incessantemente al santuario, testimonia che quella di Gabriele non è stata una meteora di santità, ma una santità fortissimamente voluta da un giovane generoso e deciso a scalare le vette più alte. D’altronde lo aveva già previsto padre Norberto che, scrivendo al padre del santo un mese dopo la morte di Gabriele, affermava: “Glielo dicevo, se ricorda, in una mia lettera a Lei diretta, che egli diventava santo davvero”.

Cento anni dopo la devozione al santo dei giovani non conosce confini, una devozione che non è retorico definire planetaria, impostasi grazie anche ai numerosi miracoli. Già ai primi del novecento la sua fama aveva valicato i confini europei. Risale al 1905 il primo episodio prodigioso avvenuto a Pittsburgh, negli Usa, dove alcuni minatori abruzzesi furono salvati dal crollo di una miniera grazie all’intervento dell’allora venerabile Gabriele. Un gigantesco cero conservato nel museo ex voto del santuario testimonia il singolare evento. Ma nell’anno della canonizzazione il culto del santo si diffuse in maniera capillare non solo in Abruzzo,  ma in tutta Italia e non solo, da Venezia a Firenze, da Macerata a Sora (FR), fino a Courtrai in Belgio. Ovunque arrivarono statue o quadri del santo e in molte chiese gli venne dedicato un altare. In quasi tutti i seminari diocesani, non solo in Italia, la biografia del santo veniva diffusa e letta dai giovani seminaristi. Lo stesso papa Giovanni Paolo II, nella sua visita al santuario il 30 giugno 1985, confidò di aver conosciuto la vita del santo negli anni di seminario.

Oggi sono centinaia nel mondo le chiese dedicate a san Gabriele. In Italia si contano 22 chiese parrocchiali a lui intitolate, di cui 8 in Abruzzo. Ci sono inoltre numerose cappelline, edicole dedicate al santo, sparse in varie regioni italiane. Feste in suo onore si celebrano ogni anno in molte parrocchie italiane e in varie nazioni, soprattutto in quelle dove è più forte la presenza di emigrati abruzzesi, in Australia (dove proprio in questo mese si celebrano feste del santo a Sydney, Melbourne, Adelaide, Brisbane, Perth), Canada, Usa, Venezuela, Cile, Brasile, Argentina, Uruguay, Belgio.

Nel 2020 il santuario e tutti i devoti del santo nel mondo ricorderanno il primo centenario della canonizzazione. Per l’anniversario (che inizierà il 17 maggio 2020) sono previste varie iniziative, soprattutto dirette ai giovani. San Gabriele è il santo dei giovani, a loro insegna che si può essere vincenti nella vita senza fare grandi cose, ma compiendo unicamente il proprio dovere. Il segreto della sua santità è aver vissuto semplicemente il quotidiano, è stato “un giovane che ha lavorato con il cuore”. In questa società dell’immagine, dell’apparenza, della vetrina televisiva, san Gabriele ricorda, in particolare ai giovani nativi digitali, che il segreto del successo non dipende da come si appare, da come ci si veste, da quanti like si collezionano, ma da come  si vive la fatica del quotidiano e si riesce a fare scelte autentiche, senza accontentarsi di un’esistenza mediocre.

L’apertura del centenario sarà preceduta da un convegno sulla pastorale giovanile e dalla veglia mariana internazionale (16 maggio 2020). Il 17 maggio sarà aperta la Porta santa e inizierà il Giubileo speciale che durerà fino al 16 maggio 2021.

Insomma, un anno straordinario che sicuramente calamiterà giovani e non solo, attirati dall’esempio luminoso del giovane Gabriele, nato in Umbria, vissuto e cresciuto spiritualmente nelle Marche e in Abruzzo dove è rimasto per sempre. Dal santuario sotto il Gran Sasso continua ancora a spandere il suo profumo di santità  e a richiamare circa due milioni di pellegrini ogni anno. Cento anni di santità e di prodigi elargiti dall’umile fraticello che ancora riesce ad affascinare un mondo globalizzato.

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