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un passo sulla via della pace

La presenza di papa Francesco a Lund, in Svezia, alla recente cerimonia congiunta fra la chiesa cattolica e la Federazione luterana mondiale ha dato particolare risalto ai solidi progressi ecumenici e ai doni reciproci derivanti dal dialogo

Per la pace nel mondo. Anche e, soprattutto, con l’aiuto delle religioni. Quando questo giornale arriverà nelle mani dei lettori, un altro tassello verso questa direzione sarà stato compiuto. Infatti, lo scorso 31 ottobre, papa Francesco ha partecipato alle celebrazioni per il 500° anniversario della Riforma protestante avviata da Martin Lutero. Una data storica, e un fatto storico la presenza del papa, che peserà nei rapporti diplomatici tra le chiese sorelle per i prossimi anni. È questo il senso più profondo dell’incontro che si è svolto a Lund, in Svezia, per i cinquecento anni della Riforma voluta da Lutero.

La cerimonia del 31 ottobre, presieduta dal papa, dal vescovo Munib A. Younan, presidente della Federazione luterana mondiale e dal reverendo Martin Junge, segretario generale della medesima federazione, è stato il segno di un’attenzione viva e concreta da parte della chiesa cattolica sulle tante lontananze dottrinali che possono essere colmate. Certo, ci voleva la testardaggine e il coraggio di Francesco, amante dei gesti, degli abbracci, di una speranza che nasca dall’animo e non solo dalle carte bollate e dai trattati, per portarsi più avanti.

“Sono profondamente convinto – ha spiegato Martin Junge, segretario generale della Federazione luterana mondiale – che adoperandoci per la riconciliazione fra luterani e cattolici, operiamo per la giustizia, la pace e la riconciliazione in un mondo lacerato dai conflitti e dalla violenza”. Dello stesso avviso il cardinale svizzero Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, che ha spiegato quanto “concentrandosi insieme sulla centralità della questione di Dio e su un approccio cristocentrico, i luterani e i cattolici avranno la possibilità di celebrare una commemorazione ecumenica della Riforma, non semplicemente in modo pragmatico, ma con un senso profondo della fede in Cristo crocifisso e risorto”.

Sullo stesso tono i rappresentanti della chiesa riformata che, prima del 31 ottobre, hanno rilasciato dichiarazioni ottimiste. “Pregheremo insieme a tutta la famiglia ecumenica di Svezia – ha affermato l’arcivescovo Antje Jackelén della chiesa di Svezia – affinché tale commemorazione contribuisca all’unità dei cristiani nel nostro paese e nel mondo intero”. “La situazione ecumenica nella nostra parte del mondo è unica e interessante. Spero che tale incontro ci aiuti a guardare al futuro in modo tale da essere testimoni di Gesù Cristo e del suo vangelo nel nostro mondo secolarizzato”, ha affermato Anders Arbo-relius, vescovo cattolico svedese.

Un lavoro di relazioni lungo, quelle tra le due chiese, aiutate negli ultimi anni dall’afflato ecumenico di papa Francesco. La cerimonia di Lund ha suggellato infatti cinquanta anni di relazioni ecumeniche iniziate con il concilio Vaticano II, ed è stata resa possibile dalla Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, il problema teologico più rilevante che divideva (e divide tuttora) luterani e cattolici. La Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione è stata firmata dalla Federazione luterana mondiale e dalla chiesa cattolica nel 1999, e accolta dal Consiglio metodista mondiale nel 2006. La Dichiarazione ha annullato dispute antiche di secoli fra cattolici e luterani sulle verità fondamentali della dottrina della giustificazione, che era al centro della Riforma del XVI secolo.

Dunque, si può fare. Francesco ci crede. Il suo pontificato non cela i drammi delle guerre nel mondo, con conseguenze terribili soprattutto per i tanti cristiani perseguitati in terre lontane, ma sa che le religioni possono far molto. Anzi, debbano far molto, contribuendo a un clima di pace e speranza per l’avvenire. Ne è riprova la sua presenza all’incontro di pace tenutosi ad Assisi lo scorso settembre, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, nella ricorrenza del primo incontro tra leader religiosi avvenuto propria nella città umbra trent’anni fa, insieme a Giovanni Paolo II. La sua presenza ha voluto testimoniare che il dialogo, prima di tutto, e l’accoglienza della diversità di fede possono essere davvero l’arma in più per un mondo dove regni la pace.

Le tragedie in Siria, in Iraq, in tutto il Medioriente, ma anche quelle che vediamo sotto i nostri occhi ogni giorno riguardanti gli sbarchi di immigrati nel Mediterraneo che scappano da fame e guerre, ricordano a ognuno di noi che il confine tra la speranza di libertà e la carità di un pezzo di pane si avvicina anche quando l’uomo sa guardare meglio al cielo. E dal cielo scommettere su una buona terra.

La pace passa tra le maglie strette delle preghiere e degli incensi. La geopolitica delle religioni, che potrebbe dividere, e che per molto tempo ha anche diviso il mondo, invece qui fa un passo in avanti verso un mondo dove attraverso il dialogo religioso e l’ecumenismo nasca davvero una via di pace. Francesco ne è convinto. Su questa strada tira avanti con ottimismo e sorriso.

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