Ma chi rattoppa il pantalone di Pantalone? È la domanda che sorge automatica quando si parla di investimenti milionari per far fronte agli errori e alle criticità derivanti da modelli di sviluppo sbagliati. Di casi se ne possono citare all’infinito. Qualche esempio: opere pubbliche incomplete o inutili che pure è necessario completare, anche se poi rimangono a deperire inutilizzate; faraoniche strutture turistiche mai completate,che la natura ha trasformato in enormi serre per vegetazione spontanea; estesi complessi industriali abbandonati o solo parzialmente riadattati a palestre sportive. Situazione che molto spesso determinano anche emergenze ambientali e pericoli per la sicurezza pubblica. Quindi, è necessario intervenire con investimenti pubblici per evitare conseguenze alla pubblica incolumità su impianti ed edifici che non generano alcun tipo di ritorno né economico e tantomeno sociale o che servono solo a tenere in piedi desertificate zone, vuotamente definite “a vocazione turistica”.
Allora chiediamoci: è lecito spendere oltre due milioni di euro per un sistema antivalanghe nel comprensorio di Prati di Tivo, dove il modello turistico, che ha originato l’impianto sciistico e alcune strutture ricettive alle falde del Gran Sasso, non ha prodotto alcun tangibile ritorno a fronte di decine di milioni investiti? È sopportabile continuare a spendere milioni per mettere toppe a un sistema che fa acqua da tutte le parti? O non è il caso di ipotizzare un sistema turistico diverso per Prati di Tivo? Intendiamoci, la sicurezza è al di sopra di tutto. Se si tratta di rendere sicure le piste da sci o l’albergo alle falde del Gran Sasso non si discute: va fatto. Ma siamo sicuri che il cosiddetto sistema O’Bellx, è il solo realizzabile, anche in riferimento all’impatto e alla sua funzionalità. Un sistema che comporta il montaggio e lo smontaggio delle campane che producono le esplosioni contro gli accumuli di neve. A fine stagione invernale vanno smontate (sono enormi e panciute, come il fumettistico eroe di Asterix: forse da qui il nome O’Bellx) e riportate a valle, quindi immagazzinate. A inizio stagione invernale vanno riportate in quota ( 1400 metri), riposizionate dopo una attenta manutenzione. Quanto costa tutto questo? Quale società gestirà il tutto? Sarà la stessa società che gestisce gli impianti di risalita, ora in liquidazione?
Il finanziamento di oltre due milioni di euro è stato possibile grazie al Masterplan, un sistema di finanziamento pubblico per opere strategiche e di indirizzo dello sviluppo del territorio. Un investimento così importante vuole forse significare la costruzione di nuove piste da sci? Si vorrebbe, insomma, insistere, su un modello che fino ad oggi ha fatto registrare solo fallimenti? Se invece con i soldi Masterplan si fossero integrati i fondi già in fase di utilizzo per completare i lavori di tutta la complessa rete sentieristica del Gran Sasso forse si avrebbe avuto una significativa virata verso un turismo compatibile con un’area di enorme pregio ambientale. Mettiamo riparo al problema della sicurezza di Prati di Tivo, ma evitiamo di spendere milioni di euro per un sistema antivalanghe che potrebbe fare la stessa fine di tante opere realizzate per mettere “pezze” a situazioni di crisi diventate esse stesse critiche dopo un certo periodo.