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CHE FATICA FARE BENEFICENZA

Eugenio Bolley, famoso artista piemontese dalla fede granitica che vive con pochi euro al mese, da anni cerca invano di regalare tutte le sue opere, più di tre mila, per un valore di oltre tre milioni di euro… Ora, però, qualcosa inizia a muoversi…

Chi la dura la vince. E in fatto di determinazione credo che Eugenio Bolley, 81 anni, non sia secondo a nessuno, soprattutto quando il fine è tendere la mano a chi ha bisogno. Facciamo qualche passo indietro e torniamo a febbraio 2015 quando il famoso pittore e scultore residente a Melezet, una splendida frazione di Bardonecchia incastonata nell’alta Val di Susa, attraverso la nostra rivista lanciò un appello quasi disperato: “Prego il Signore tutti i giorni affinché mi metta in condizione di vendere tutte le mie opere, tramite aste o privati. Io mi impegno a non utilizzare, se non in caso di estrema necessità, neanche un euro dell’intero ricavato. Tutto il guadagno sarà donato ai meno fortunati, alla gente che soffre…”.

Parliamo del lavoro di una vita, oltre tremila opere, tra sculture, dipinti e macchine realizzate con materiali recuperati nei rottamai, per un valore complessivo di oltre tre milioni di euro. Bene, a distanza di quasi due anni dopo tanti e vani tentativi finalmente qualcosa si muove… A CharityStars (https://www.charitystars.com) piattaforma made in Italy ma con sede a Londra, dedicata alle aste di beneficenza online, ha inviato 22 dipinti il cui ricavato sarà destinato alla Fondazione dell’Istituto per la ricerca e la cura del cancro di Candiolo, un polo di eccellenza piemontese. Altre sessanta opere, invece, di cui 35 pezzi unici, sono state donate alla Fondazione Faro che assiste, a casa e in hospice, i malati terminali. Insomma qualche raggio di sole inizia a filtrare in una storia che ha dell’incredibile. Direi tipicamente italiana. Ormai in questo paese è diventato problematico anche fare beneficenza… A meno che non si distribuiscano soldi contanti, con il taglio giusto e possibilmente con banconote non più di tanto stropicciate… Tante, infatti, sono state le porte chiuse in faccia, nel corso degli anni, alla generosità commovente dell’artista piemontese. Rifiuti e promesse fasulle arrivate da tutti i livelli: istituzionali e privati. Una situazione kafkiana che addirittura ha visto un’associazione, la beneficiaria dell’intero eventuale ricavo, chiedere i soldi allo stesso Bolley per l’allestimento di un’asta e la stampa del relativo catalogo… E dire che c’è qualcuno che dai palazzi del potere, politico ed economico, continua ancora a raccontarci la favoletta del paese delle meraviglie… Sì, una meraviglia in negativo…

“Non saprei proprio cosa aggiungere a una vicenda che ha dell’incredibile. Sono particolarmente grato alle due fondazioni che hanno raccolto il mio accorato appello – ci dice Bolley con tono sollevato – spero sia l’inizio di una storia con un finale positivo. In giro, infatti, c’è tanta miseria, tanta disperazione, tanta necessità di ricevere l’abbraccio, e non solo fisico, di chi ha avuto più fortuna nella vita. In casa ho ancora circa duemila e novecento opere, il mio auspicio e che nel più breve tempo possano trovare una collocazione e quindi destinare il ricavato a gente bisognosa. Io non voglio nulla, quando lascerò questo mondo non dovrò portarmi dietro neanche un chiodo… Prego ogni giorno il Signore affinché mi aiuti a realizzare questo sogno…”.

Sono le parole di un innamorato speciale di Dio. Uno che vive con pochi euro al giorno, circa 250 euro al mese, ma che è sempre pronto a soccorrere l’altro. Si scalda con gli scarti della legna che raccoglie nei boschi, non ha il televisore, non possiede il boiler dell’acqua calda e il suo unico mezzo di trasporto è la bicicletta. Un artista di livello internazionale – oltre cento mostre di pregio in Italia e all’estero e la sua Macchina del vento esposta nel parco delle Nazioni Unite a Ginevra – che quarant’anni fa scelse di lasciare il posto da dirigente in una grande azienda per dedicarsi all’arte e a quanti vivono ai margini della società. Nella sua lunga vita il successo, il potere e il denaro non sono riusciti a mettere a tacere la chiamata di Dio. Dostoevskij ha detto che il segreto dell’esistenza umana non sta soltanto nel vivere, ma anche nel sapere per che cosa si vive. Noi sappiamo benissimo per cosa vive Eugenio Bolley e soprattutto tocchiamo con mano come, grazie all’amore più puro, sia stato in grado di tradurre la fede in opere e quindi trasformarla in forza evangelizzatrice.

Dietro esplicita richiesta, lasciamo i suoi recapiti per quanti vogliano contribuire a realizzare questo straordinario desiderio…

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