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CONCERTO DI NATALE IN VATICANO

Il jazz e rhythm & blues dell’americana Dee Dee Bridgewater, da Memphis, e della connazionale Anastacia, da Chicago; le canzoni dei nostri Raphael Gualazzi e Edoardo Bennato e delle nostre Alessandra Amoroso e Elisa; il vincitore degli ultimi due Sanremo Ermal Meta e quello delle nuove proposte 2015 Giovanni Caccamo; il flautista Andrea Griminelli, il rumeno Gheorghe Zamfir (specialista del flauto di Pan) e il cantautore Mihail; le danze di Miguel Angel Zotto e Daiana Guspero; il gospel degli statunitensi New Direction Tennessee State Gospel Choir; l’ensemble vocale Art Voice Academy; le voci bianche del Piccolo Coro Le Dolci Note diretto da Alessandro Bellomaria, il tutto con l’Orchestra universale sinfonica italiana diretta da Renato Serio con la collaborazione di Stefano Zavattoni. Questo il cast, destinato a crescere, del Concerto di Natale, la cui edizione 2018 è in programma il 15 dicembre nell’aula Paolo VI del Vaticano, quella dove tiene le sue udienze papa Francesco, poi in onda su Canale 5 e su reti tv internazionali la sera della vigilia, il 24 dicembre. Nato ventisei anni fa e voluto da papa Karol Wojtyla per finanziare la costruzione di 50 chiese a Roma per l’Anno Santo, il concerto ha visto in scena numerosi interpreti della musica mondiale. Quest’anno il tema principale è quello dei rifugiati e il progetto punta a raccogliere fondi per creare spazi locali in tanti paesi del mondo per milioni e milioni di persone che sfuggono a guerre, povertà, fame e altri problemi e si spostano da un paese all’altro in cerca di miglior vita. Uno degli obiettivi del concerto è semplice: facciamo rete con l’educazione, con i centri di formazione professionale, con tutto quello che può aiutare la gente a crescere e a migliorare le proprie condizioni, dalla costruzione alla falegnameria, dalla scuola fino ai campi profughi in paesi africani. L’anno scorso il concerto, la cui realizzazione è finanziata dagli sponsor, fra biglietti venduti (il costo va da 60 a 200 euro), diritti televisivi e donazioni, ha fruttato più di 300mila euro, e per l’edizione 2018 si spera di raggiungere una somma più alta. Sono due i progetti principali: quello della Fondazione Pontificia Scholas (ha aperto a Erbil, città del Kurdistan iracheno, un progetto educativo in un campo profughi che prevede la scolarizzazione di base e l’educazione informale con attività sportive, culturali, artistiche e sociali, con la collaborazione di diverse università irachene, italiane ed europee, e ha in programma due campi profughi, in Iraq e in Uganda) e le Missioni Don Bosco (a cura dei salesiani, da un anno gestiscono a Palabek, Uganda, un campo che ospita 40 mila profughi, e puntano sull’educazione scolastica e sulla formazione professionale dei giovani). Sono iniziative che intervengono sull’emergenza e vogliono offrire strumenti concreti per costruire un futuro.

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