il santuario e l’emergenza Coronavirus
I social sono stati uno strumento importante per mantenere i contatti con i devoti del santo: video di preghiere davanti all’urna, rosari nella camera del transito, celebrazioni del triduo santo e messaggi del superiore
Erano anni, 110 per essere precisi, che non si vedeva il santuario di San Gabriele così vuoto e così a lungo. Oggi ad impedire i pellegrinaggi è il temuto Covid-19; allora, tra l’autunno del 1910 e la primavera del 1911, fu il colera. A riferirlo è padre Mariano di Gesù che, nella platea (il diario) della comunità, annota: “A ragione del colera che in quest’anno 1910 serpeggia nella bassa Italia, il ministro dell’Interno ha proibito, per mezzo de prefetto di Teramo e del sindaco di Isola tutti i pellegrinaggi alla tomba del beato Gabriele. Questa proibizione è provvisoria, cioè finché durerà il colera e, per dir meglio, fino a nuovo ordine del prefetto di Teramo. Per ora i pellegrini respinti bruscamente dalle autorità, si contano a migliaia, alcuni dei quali erano già arrivati al santuario. Forse vi è qualcuno troppo zelante, o meglio troppo… pauroso del colera che per fortuna sta ancora molto lontano”.
Dalle poche righe del padre Mariano apprendiamo che il blocco dei pellegrini, talora anche “brusco”, era il modo in cui si riteneva di impedire la diffusione del contagio (una misura anti assembramento, si direbbe oggi) e che i religiosi della comunità ritenevano il pericolo colera “ancora molto lontano”. Una platea trascurata per circa tre anni, fino all’agosto 1913, non ci permette di sapere come la comunità del tempo abbia affrontato l’evolversi di quella epidemia.
Sappiamo però come la comunità di oggi ha vissuto il periodo della quarantena imposta per contrastare la diffusione del nuovo coronavirus. A raccontarcelo è padre Dario Di Giosia, superiore della casa religiosa: “La comunità ha seguito con attenzione le indicazioni date dalla presidenza del Consiglio e dai responsabili sanitari. Anche all’interno del convento si è potuta mantenere la distanza di sicurezza di un metro sia durante i pasti, sia in cappella durante la preghiera”.
Secondo padre Dario, poi, i social sono stati uno strumento importante per mantenere i contatti con i devoti del santo e, infatti, sbirciando nella pagina facebook o nel canale youtube del santuario e dell’ufficio di pastorale giovanile si trovano i video di preghiere davanti all’urna, di rosari nella camera del transito, delle celebrazioni del triduo santo, e i messaggi con cui il superiore si è rivolto ai followers del santuario.
Insomma, i religiosi, pur con le dovute precauzioni, hanno continuato la loro vita di orazione pregando anche per le intenzioni che i devoti hanno voluto comunicare.
Al momento l’emergenza Covid-19 non è ancora passata ma il fatto che si parli di una Fase 2, il vedere che la serranda di qualche negozio torna ad alzarsi, e quella curva finalmente in discesa (ma non troppo) fa ben sperare.
Si inizia a respirare la sensazione che il silenzio stia per lasciare il passo alla festa, e l’aria del Gran Sasso, sempre così frizzante, oggi sembra carica di attesa: san Gabriele dell’Addolorata è nella sua cappella per accogliere i devoti che verranno a trovarlo in questo che resta comunque l’anno giubilare, quello dei suoi primi 100 anni da santo.
Padre Dario guarda il futuro con fiducia: “Siamo certi che tra le prime cose che i devoti vorranno fare, al termine dell’emergenza sanitaria, vi sarà un pellegrinaggio al santuario di San Gabriele”. E conclude: “Vi attendiamo con gioia”.