Categorie: Giubileo della Misericordia

Nutrire gli affamati e gli assetati

Di fronte alla gravità delle condizioni di povertà di ampia parte del mondo spesso il singolo si sente impotente, incapace di produrre una risposta adeguata. Tuttavia avere la consapevolezza delle dimensioni del problema è già una buona disposizione e un segno di interesse da non sottovalutare.

La piaga della fame purtroppo tocca ancora un gran numero di abitanti della terra. Nonostante diverse organizzazioni internazionali operino nel campo da anni, il numero delle persone che non hanno da mangiare a sufficienza si aggira ancora intorno agli 800 milioni. Gli orientamenti della Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) descrivono comunque un cambiamento rispetto al passato. Precedentemente gli sforzi per vincere la fame erano concentrati sull’aumento della produzione alimentare. Oggi invece, a fronte di circa 7 miliardi di abitanti, la terra produce alimentari per 12 miliardi di persone. Ma questo cibo non è disponibile per tutti. Le persone non vi hanno accesso per mancanza di equità nella distribuzione. Servono dunque da un lato interventi di semplice istruzione alimentare per le popolazioni e dall’altro operazioni, talvolta minime, di riequilibrio dei mercati e dei circuiti economici legati all’alimentazione. Ogni giorno muoiono di fame 24.000 persone. È urgente prendere coscienza che vi è bisogno di maggiore armonia, sia nello sfruttamento delle risorse naturali sia nella distribuzione di queste risorse, in modo che avvenga più equamente tra centro e periferia, tra città e villaggi, tra nazione e nazione.

L’agire di Dio è quella di colui che si preoccupa della sua creatura, di colui che fa fiorire la manna nel deserto. E di fatto il mondo è ricco di cibo. Egli però non vuol risolvere tutto da solo perciò siamo invitati a collaborare, invitati a pregare “dacci oggi il nostro pane quotidiano”, chiamati a non restare passivi di fronte alla vita: “date loro voi stessi da mangiare” (Mc 6,37).

Il problema della sete segue gli stessi andamenti. Più di un miliardo di persone nel mondo non ha accesso all’acqua potabile. Si giunge a 2 miliardi se si considera quanti bevono acque malsane. Solo una bassa percentuale della popolazione mondiale può bere dal rubinetto di casa. L’acqua è un bisogno primario, ancora più del cibo. Se senza mangiare si può vivere fino a 40 giorni, senza bere solo 7. Molte associazioni sono impegnate nel mondo per portare acqua potabile nei villaggi più sperduti. Scavano pozzi. Stendono tubi di acquedotti. Certamente si potrà giungere presto a una migliore distribuzione ma, sfortunatamente, non è il solo dilemma in vista. Infatti, se l’acqua ricopre il 70% della superficie della terra, purtroppo solo il 2,5% di questa è acqua dolce. Questa riserva è sempre più minacciata da inquinamento, cambiamenti climatici e scioglimento dei ghiacci polari che ne costituiscono la maggior concentrazione. Per cui si teme che questo bene, chiamato talvolta oro blu, possa divenire presto motivo di contese internazionali. Che fare?

Il Signore Gesù è colui che per noi si è fatto cibo e bevanda di vita. Da lui proviene la grazia che rinnova e rende capaci di impegnarsi nelle opere di misericordia. L’umanità ha bisogno di questo cibo e di questa bevanda. Papa Francesco ci dice continuamente che gli uomini e le donne del nostro tempo vivono particolarmente in profondità le ferite prodotte dalle malattie sociali, dalla povertà e dalle tante schiavitù dell’anima. È un’umanità che non crede più neanche di poter essere curata. Per questa umanità il dono del giubileo è l’occasione di tornare a dissetarsi alla sorgente, di accogliere l’invito di cibarsi alla mensa di Dio. Si deve partire da qui, dal fare esperienza di essere guariti, dissetati, nutriti dal Signore. Uomini e donne, nuovi e forti dentro, sapranno allora imitare il gesto di Cristo nell’ultima cena, quando distribuisce il pane e il vino. Sapranno aprirsi alla collaborazione con tutti gli uomini di buona volontà che offrono cibo e bevanda nelle parrocchie e nelle agenzie sociali, nelle Caritas locali, fino alle compagnie internazionali. Sconfitto il male che fa ripiegare su se stessi, nessuna bocca resterà asciutta.