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DISINFORMAZIONE SISTEMATICA

Il degrado della cosiddetta “grande informazione” ha toccato un nuovo livello allarmante col trattamento,  vergognosamente riduttivo, riservato, in dicembre, al rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici, da sempre categoria portante di vitali processi produttivi e sociali per il paese. Contratto, oltretutto, reso particolarmente significativo anche perché, a differenza dei due precedenti, è stato firmato oltreché dalla Fim-Cisl e dalla Uilm anche dalla Fiom-Cgil; e ratificato, in oltre 6000 assemblee aziendali, dal voto di oltre l’80% dei lavoratori. Contratto tuttavia reso significativo soprattutto perché profondamente innovativo rispetto ai precedenti, in quanto caratterizzato da indirizzi essenziali da sempre sostenuti dalla Fim-Cisl. A partire dalla sistematica valorizzazione della persona del dipendente nei processi decisionali e in quelli produttivi; e dunque considerato non più solo alla stregua di fattore tecnico tra gli altri. Lo ha voluto sottolineare in una conversazione il giovane (41 anni) segretario generale della Fim-Cisl Marco Bentivogli. “Il contratto – dice – costituisce una svolta perché mette al centro la persona con gli strumenti del welfare, della formazione e della partecipazione. In particolare con l’introduzione del diritto soggettivo alla formazione (24 ore annuali o, in alternativa, 300 euro a disposizione dei lavoratori delle aziende che non svolgono corsi). Al fine di rendere sempre più partecipe anche il singolo lavoratore anche ai processi di alta qualificazione della produzione attraverso una loro programmazione molto anticipata”. In questo quadro va letta per Bentivogli anche l’avvio nel contratto della riforma dell’inquadramento professionale (fermo al 1973). Per passare da un sistema rigido sulle mansioni ad uno calibrato in modo flessibile sulla fasce e sulla aree professionali.

Bentivogli sottolinea poi il valore attribuito alla persona nel contratto anche dalle innovazioni  in materia di welfare aziendale, puntando su una serie di benefici flessibili. Per esempio: buoni benzina, spese scolastiche per i figli, carrello della spesa eccetera, per un importo significativo (100 euro per il 1917, 150 nel 218, 200 nel 2019) completamente detassato. Bentivogli tiene infine a sottolineare in modo particolare che per la prima volta nel contratto viene affermato il principio del coinvolgimento del sindacato e dei lavoratori nelle scelte strategiche aziendali con la creazione di comitati consultivi di partecipazione; partendo da una concezione della fabbrica quale comunità. Più vicina alla dottrina sociale della chiesa di quanto non lo fossero le precedenti concezioni dominanti ,ispirate soprattutto a ideologie materialistiche, ancora peraltro diffuse.

Gli chiedo  se la scelta  della Fiom-Cgil di firmare il nuovo contratto possa essere stata determinata anche dal successo della Fim-Cisl nel confronto con Sergio Marchionne – avversato dalla Fiom-Cgil – che ha contribuito, e in misura determinante, a salvare le strutture produttive della Fiat in Italia e a rilanciarla a livello internazionale. Bentivogli sorride, e risponde citando Bulgakov ne Il maestro e Margherita: “Il fatto è la cosa più ostinata del mondo”. E in materia il fatto è questo. Nel 2012 la Fiat ha prodotto in Italia 402.316 automobili, delle quali 321.515 di fascia bassa, e solo 80.801 di fascia medio-alta, tali da competere con possibilità di successo sui mercati, e con consistente apporto di valore aggiunto per l’impresa e per i dipendenti. In altre parole La Fiat era – come si dice – “alla frutta”. Nel 2016, la produzione è stata di 1,011.136 veicoli, e quella in fascia medio-alta di 428.700 unità, cinque volte e mezzo più che nel 2012. Con premi di produttività per i dipendenti che vanno da 980-1600 euro per il prodotto con marchio Fiat ai 5000 della Ferrari. Negli ultimi due anni, infine, l’azienda ha assunto in Italia 3000 dipendenti, e avviato procedure d’assunzione per altri 1800 per le catene di produzione delle nuove Alfa Romeo.

Questi dunque i fatti, di particolare incidenza per il presente e per il futuro dell’Italia, che la “grande informazione” – con rare eccezioni – ha trattato con superficialità, o  ha minimizzato, per insensibilità, ignoranza o faziosità. E che ci è sembrato opportuno richiamare ai nostri lettori.

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