Un ex stabilimento tessile alla periferia di Salonicco, in Grecia, diventa casa per i rifugiati. L’idea è di una coppia di filantropi americani, Ahmed Khan e Frank Giustra, investitore e presidente della Radcliffe Foundation.
“Tutto è nato – racconta la coppia – a seguito di un viaggio risalente all’estate scorsa. Abbiamo avuto modo di osservare diversi centri d’accoglienza sparsi per la Grecia. Ci siamo trovati davanti a condizioni di vita orrende e disumane. I bambini giocano nel liquame, le tende sono sotto un sole di 43 gradi. Così ci siamo detti: o facciamo qualcosa per migliorare questi campi, o ne apriamo uno nostro”.
E così è stato. Il governo ellenico ha messo loro a disposizione un ex stabilimento tessile di 6mila metri quadrati alla periferia di Salonicco. Con un investimento di circa 1milione di euro, Khan e Giustra, insieme a un gruppo di volontari hanno ricavato decine di mini-appartamenti là dove una volta rombavano le macchine. Il progetto casa Elpida ha aperto il 24 luglio e ospita già 160 rifugiati. A pieno regime, diventeranno 700. Un vero e proprio villaggio dell’accoglienza, con unità abitative indipendenti, spazi comuni, acqua corrente ed energia elettrica. A Elpida, i rifugiati sono co-responsabili dell’amministrazione insieme con i volontari. Le famiglie hanno le loro camere e si prendono cura degli spazi comuni insieme con i volontari. L’idea dei due filantropi è di creare l’indipendenza, non la dipendenza.
Il rifugio è il risultato di una collaborazione tra partners pubblici e privati. Giustra e Khan hanno fornito le risorse necessarie per costruire e mantenere la struttura. Il governo greco paga l’affitto e le bollette di luce e acqua. Diverse associazioni di beneficenza offrono servizi per i residenti: “Insieme per Better Days”, una organizzazione che lavora con i rifugiati in Grecia, fornisce volontari che aiutano nella gestione e Médecins du Monde invia psicologi tre volte alla settimana.
“È niente, rispetto a quello che la beneficenza privata potrebbe fare per affrontare l’emergenza in Grecia: ma bisogna puntare sulla dignità delle persone” conclude Khan, che continua a lavorare con il governo greco per identificare altri edifici con potenziale per accogliere i rifugiati. La speranza è che il progetto possa ispirare altri a fare qualcosa di simile o semplicemente donare fondi.
È un po’ la speranza che il giovane san Gabriele nutriva, quando raccomandava al fratello nel 1861: “Caro Enrico, fratello mio, io ti dico servi a Maria. Nota quel servi, non basta per te qualche piccola preghiera, no. Ma servi a Maria, propaga la sua spiritualità, soccorrila nelle persone dei poveri istruendoli, ed aiutandoli nel corpo. Sii umile ed affabile con tutti poiché, se tu disprezzerai il prossimo e manterrai le distanze con la gente, Dio e la Madonna faranno lo stesso con te. Procurati libri che parlano dell’Addolorata, meditane ogni giorno le pene, insegna a far ciò agli altri, e non dubitare che, se in tali modi compatirai Maria santissima, anche nella persona del prossimo, lei ti compatirà nelle afflizioni durante la tua vita e molto di più sul letto di morte”.