Categorie: Gabriele tra noi, un santo per amico

GLI OCCHI DENTRO

La cecità non è un ostacolo per un non vedente, ma un’occasione per dare il meglio di sé. Parola di Antonio Organtini, direttore del Centro regionale Sant’Alessio- Margherita di Savoia di Roma, il più importante del centro sud per i ciechi, ipovedenti o pluriminorati. Organtini, 48 anni, ha perso la vista quando era adolescente per una malattia. È un vulcano di idee e di fatti. È stato lui anni fa ad organizzare le prime cene al buio per vedenti in imbarazzo serviti al tavolo da camerieri ciechi, esperti e pazienti. Nei giorni di stelle cadenti ha radunato sotto il cielo di notte un gruppo di persone per scoprire le emozioni del cosmo nelle notti d’estate. Tutti i vedenti con la mascherina sugli occhi. La sfida per sentire cosa ci avvolge e cosa c’è sopra di noi. Per capire “l’essenziale che è invisibile agli occhi” citando Antoine de Saint Exupery.

Organtini ha perso la vista da quando era adolescente per una malattia. Al Sant’Alessio si fa riabilitazione, formazione e integrazione sociale e scolastica. Si fanno esercitazioni di nordic walking, camminata sportiva con l’uso di bastoncini dove chi vede è invitato a bendarsi. Quando camminano i ciechi lo usano normalmente il bastone, e riescono bene a trasmettere quello che serve a chi ci vede. “Noi vogliamo cambiare l’immagine che gli altri hanno di noi, vogliamo uscire dal buio, dall’oscurantismo – spiega il direttore del Sant’ Alessio – In realtà non si vede bene che col cuore e si può vedere anche l’invisibile perché non c’è bisogno di vedere per credere. E del resto ognuno vede quello che vuole vedere, sia con la mente che con gli occhi. Ci basta, come diceva Archimede, un punto d’appoggio per sollevare il mondo. E questo nuovo appoggio viene anche dal settore delle nuove tecnologie, applicate a strumenti e ausili per ciechi e ipovedenti, che consentono l’uso del computer e facilitano la lettura di documenti. Bisogna quindi puntare sulla resilienza, la capacità cioè di far fronte alle pressioni e sofferenze ricavandone forza e energia vitale” conclude Organtini.

Un altro modo per trovare la felicità, con altri sensi da scoprire e luci da vedere fino a ribaltare il concetto stesso di visione e normalità. Proprio come il giovane Gabriele la cui eccezionalità risiede nella carica interiore.

La sua grandezza è nell’intimo, nella forza d’amore che sa mettere anche nelle azioni più piccole. Qui non rallenta mai e non lo smuovono né la stanchezza, né la malattia, né le tentazioni. In comunità si distingue e perciò risulta un po’ speciale. Ma la sua è una straordinaria ordinarietà, un vivere la vita ordinaria con attitudini interiori straordinarie. Il senso della presenza di Dio è così vivo che non se ne scorda un istante.

Stare con Dio e incontrarsi con lui coincide con quello che fa o che avviene vicino o lontano. Dio gli è diventato vita e storia. Tiene il cuore fisso e assorto in Dio anche quando studia o fa altre cose. La sua vita è un continuo tratto con Dio.