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IL VIRUS IN CONVENTO

Cronaca degli effetti del Covid-19 al santuario di San Gabriele

Anche il convento di san Gabriele è stato colpito dal covid-19. Nella comunità di 22 religiosi, si sono registrati complessivamente 18 casi positivi e un decesso. La curva epidemiologica del convento assomiglia a quella italiana nello stesso periodo, e dopo aver incontrato il suo picco, la situazione sta volgendo verso la normalità.

Tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre mentre in Italia imperversava la “seconda ondata”, a Isola del Gran Sasso esplodeva uno dei più grandi focolai d’Abruzzo. È stato allora che il Covid-19 ha bussato alle porte del santuario di San Gabriele trovando un primo “accesso” attraverso un paio di dipendenti e un religioso che, lavorando accanto a loro, è stato il primo contagiato. È passato ormai circa un mese: l’Abruzzo è entrato in zona rossa, il santuario è rimasto chiuso e, in casa, abbiamo osservato un andamento epidemiologico del tutto paragonabile a quello esterno. La curva dei contagi prima è salita, poi ha raggiunto il suo picco anche di ricoverati, quindi ha cominciato la sua discesa. In questo tempo abbiamo registrato, purtroppo, anche un decesso, quello di padre Lorenzo Baldella.

La nostra comunità ha vissuto da vicino e sulla propria pelle la diffusione della pandemia. Azzardo che se si confrontasse la curva della pandemia in convento, probabilmente sarebbe molto simile a quella nazionale che viene così spesso diffusa dai media. Tutto è iniziato da un positivo. Un religioso probabilmente contagiato per la vicinanza ad alcuni collaboratori esterni, successivamente risultati infetti. È stato l’innesco del contagio da cui, fino a quel momento, eravamo scampati.

Due giorni dopo è stata la volta del secondo. E in pochi giorni ad essere febbricitanti e chiusi preventivamente in isolamento nelle proprie stanze erano in sei. Domenica 8 anch’io avevo quasi trentotto di febbre, finendo “rinchiuso” in camera in attesa di sviluppi.

Martedì 10 l’intera comunità di religiosi e collaboratori è stata sottoposta al tampone. Quest’ultimi, invece, sono risultati tutti negativi. In pochi giorni il 70 per cento della comunità è stata confinata nella propria camera.

Dopo qualche tempo, un gruppo di paramedici è venuto a fare una visita domiciliare per accertare la situazione di tutti i positivi. Nella maggior parte casi asintomatici, gli altri prevalentemente con qualche decimo di febbre o un po’ di tosse. Più rara la perdita del gusto e dell’olfatto, o altri segni più severi. In quattro vengono ricoverati all’ospedale Covid di Atri (TE).

Il tempo passa e un po’ alla volta la curva si muove. I primi religiosi a negativizzarsi hanno una età compresa tra i 45 e i 91 anni. Contemporanea-mente altri due risultano essere diventati positivi. Ormai oltre l’80 per cento della comunità è stata toccata dal Covid.

Dall’ospedale arrivano notizie. Un confratello è deceduto, uno è stato dimesso, un altro lo sarà a breve e il quarto è uscito ormai dalla fase critica ed è stato spostato in reparto. Mentre andiamo in stampa, quasi tutti i religiosi sono tornati negativi.

Partendo dalla esperienza fatta tra le nostre sacre mura, si può forse fare qualche piccola considerazione. La prima è che il virus è forte e attivo. Nonostante le mascherine, il distanziamento attuato in cappella, in refettorio e in tutti gli altri atti comunitari, la comunità non è stata risparmiata dal diffondersi del virus. Insomma, la prudenza non è mai abbastanza.

La seconda è che non basta sentirsi bene per esimersi dalla prudenza. Molti dei nostri confratelli, infatti, sono asintomatici e hanno scoperto di essere positivi solo perché sottoposti al tampone.

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