miracoli

La Chiesa che verrĂ 

Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni

NEGLI ULTIMI ANNI IL NUMERO DEI SEMINARISTI CHE SI STANNO PREPARANDO PER ESSERE ORDINATI È IN CONTINUA DIMINUZIONE. IL CALO, OSSERVATO NEL TOTALE MONDIALE, INTERESSA TUTTI I CONTINENTI, CON L’ECCEZIONE DELL’AFRICA.

L’11 maggio la Chiesa celebra la 62ma Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Si tratta di un momento forte in cui le comunità ecclesiali sparse nei cinque continenti sono invitate a chiedere al Signore di suscitare numerose vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Negli ultimi decenni, e in particolare negli ultimi anni il numero dei seminaristi che si stanno preparando per essere ordinati è in continua diminuzione. In Italia, come in buona parte del mondo. I dati statistici più aggiornati sono stati pubblicati a marzo. E parlano da soli.

Le cifre, fornite dall’Ufficio statistico della Santa Sede, denotano una ininterrotta decrescita che si rileva a partire dal 2012. A livello di consistenza i candidati al sacerdozio sono passati nel pianeta da 108.481 unità nel 2022 al 106.495 nel 2023, con una variazione di -1,8%. Il calo, osservato nel totale mondiale, interessa tutti i continenti, con l’eccezione dell’Africa, dove i seminaristi aumentano dell’1,1% (da 34.541 a 34.924 unità). In Europa, in Asia e in America, ma in special modo nel primo continente, le diminuzioni si mostrano significative (-4,9% in Europa, -4,2% in Asia e -1,3% in America). In Oceania l’andamento è negativo e di lieve entità.

La distribuzione percentuale dei seminaristi maggiori per continente evidenzia, nel biennio 2022-2023, modesti cambiamenti. Africa e Asia contribuivano nel 2022 al 61,0% del totale mondiale, percentuale salita al 61,4% nel 2023. A parte il lieve aggiustamento negativo dell’Oceania, America ed Europa nel loro insieme vedono, invece, diminuire la loro incidenza: nel 2022 i 41.199 seminaristi americani e quelli europei rappresentavano quasi il 38% del totale mondiale, mentre un anno più tardi scendono al 37,7%.

Per evidenziare le eccedenze positive e negative delle vocazioni a livello territoriale, è utile il confronto fra la distribuzione percentuale dei seminaristi e la corrispondente distribuzione dei cattolici. Risulta, così, che nel 2023 si registrano dei larghi divari. In particolare, le percentuali dei seminaristi superano quelle dei cattolici in Africa (32,8% di seminaristi contro il 20% di cattolici) e in Asia (28,6% di seminaristi e 11% di cattolici). In questi continenti si tende, così, a soddisfare l’esigenza di provvedere in piena autonomia all’opera dell’apostolato locale. In Europa e in America, invece, le percentuali di seminaristi sono inferiori a quelle dei cattolici (12,0% di seminaristi e 20,4% di cattolici in Europa e 25,7% di seminaristi e 47,8% di cattolici in America). In questi due continenti risulta, pertanto, più difficile poter rispondere adeguatamente alle esigenze dei cattolici presenti, come, in particolare il ricambio generazionale sacerdotale.

Questo fenomeno lo possiamo notare facilmente anche nelle nostre contrade, dove una volta ad ogni campanile corrispondevano uno o più sacerdoti. Un panorama che non esiste più da tempo. Anche se i fedeli, a volte, fanno difficoltà a comprenderlo. Ora invece non di rado abbiamo un prete che deve occuparsi di più parrocchie, anche in paesi diversi. Senza contare che spesso le diocesi non possono più contare solo su sacerdoti nati e cresciuti nei propri territori e quindi ricorrono a consacrati che provengono da altri continenti, specialmente quello africano, dove le vocazioni, come abbiamo visto, sono ancora abbondanti.

Questa situazione non rosea è un motivo in più per pregare e per invitare a pregare perché il Signore chiami sempre più giovani al sacerdozio ministeriale. Anche perché “la Chiesa è viva e feconda quando genera nuove vocazioni”. E “il mondo cerca, spesso inconsapevolmente, testimoni di speranza, che annuncino con la loro vita che seguire Cristo è fonte di gioia”. Ce lo ricorda papa Francesco nel tradizionale Messaggio per la Giornata, diffuso il 19 marzo dal Policlinico “A. Gemelli” dove era ricoverato, nella solennità di San Giuseppe.  Con l’esortazione a non stancarsi “di chiedere al Signore nuovi operai per la sua messe, certi che Lui continua a chiamare con amore”.

Nel testo Francesco ricorda che “la vocazione è un dono prezioso che Dio semina nei cuori, una chiamata a uscire da sé stessi per intraprendere un cammino di amore e di servizio”. E “ogni vocazione nella Chiesa – sia essa laicale o al ministero ordinato o alla vita consacrata – è segno della speranza che Dio nutre per il mondo e per ciascuno dei suoi figli”.

Francesco offre anche dei modelli a cui fare riferimento, tra cui anche il nostro san Gabriele. “Guardate – scrive – ai giovani santi e beati che hanno risposto con gioia alla chiamata del Signore: a santa Rosa di Lima, san Domenico Savio, santa Teresa di Gesù Bambino, san Gabriele dell’Addolorata, ai beati, tra poco santi, Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati e a tanti altri. Ciascuno di loro ha vissuto la vocazione come cammino verso la felicità piena, nella relazione con Gesù vivo”.

Papa Francesco invita le comunità ecclesiali e i pastori ad “accogliere, discernere e accompagnare il cammino vocazionale delle nuove generazioni”. A questo scopo “è importante che gli itinerari educativi e pastorali prevedano spazi adeguati di accompagnamento delle vocazioni”. Sono infatti “molti i giovani che cercano di conoscere la strada che Dio li chiama a percorrere: alcuni riconoscono – spesso con stupore – la vocazione al sacerdozio o alla vita consacrata; altri scoprono la bellezza della chiamata al matrimonio e alla vita familiare, come pure all’impegno per il bene comune e alla testimonianza della fede tra i colleghi e gli amici”.

Rivolgendosi ai “cari giovani” papa Francesco ricorda che “la speranza in Dio non delude, perché Egli guida ogni passo di chi si affida a Lui”. E “il mondo ha bisogno di giovani che siano pellegrini di speranza, coraggiosi nel dedicare la propria vita a Cristo, pieni di gioia per il fatto stesso di essere suoi discepoli-missionari”. L’auspicio del Papa, e anche delle comunità ecclesiali sparse nella nostra Penisola e nel mondo, è che questo anno giubilare, dedicato proprio alla “speranza” che “non delude”, segni una inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni, con un incremento di candidati al sacerdozio ministeriale.