di Raymond Chandler,
Traduzione di Gianni Pannofino, Adelphi – pp. 283, euro 19
Quando alla metà degli anni Trenta esce L’uomo nell’ombra, l’ultima fatica letteraria di Dashiell Hammett, il romanzo poliziesco è ormai cambiato. Le atmosfere si sono fatte cupe, intossicate dalla violenza; la giustizia, o ciò che più le assomiglia, è nelle mani di detective cinici, maneschi e patologicamente solitari. Insomma, è nato l’hard boiled. Pochi anni dopo fa la sua prima apparizione Philip Marlowe, l’investigatore privato creato dalla penna di Raymond Chandler destinato a diventare l’ariete di questo nuovo filone letterario. Ne La signora nel lago, apparso la prima volta nel 1943 e ora nuovamente edito da Adelphi, Marlowe è lontano dalla sua Los Angeles: la scoperta di un cadavere in fondo a un piccolo lago di montagna a Bay City innesta una spirale di violenze e rivelazioni, in cui le domande del presente si intrecciano con quelle del passato. La voce narrante è come al solito quella del protagonista, cruda e irriverente. Un classico del genere, scritto dall’autore che più di tutti ne ha fissato le regole, con un finale che non ha nulla da invidiare ai grandi libri gialli di inizio Novecento.