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Natale: attesa e stupore

Vigilia di Natale, di molti, molti anni fa, in una numerosa famiglia contadina. Avevo 4 o 5 anni, ma ricordo come fosse adesso. Dopo cena i fratelli maggiori erano usciti per andare alla messa di mezzanotte. Nella grande casa sul colle ero rimasto io, il più piccolo, mia sorella di due anni maggiore, e mia madre. Nel camino ardeva un grande ciocco che sprigionava calore e di tanto in tanto lanciava scintille. Sopra il ceppo ardente era appesa la caldaia nera di fuliggine, piena d’acqua. Prima di mettermi a letto, con mia grande sorpresa mia madre aveva sparecchiato la tavola e poi l’aveva riapparecchiata con la tovaglia più bella, ma con solo tre coperti. E poi aveva portato accanto al focolare il portacatino, quello in fil di ferro battuto che si piegava a riccio ai piedi, si restringeva al centro per allargarsi di nuovo per accogliere il catino decorato e il porta asciugamano. Era il catino più elegante della casa perché ricordo che lo si usava per gli ospiti illustri e per il medico quando si lavava le mani a fine visita.

A differenza degli altri giorni mia madre si muoveva con lentezza, quasi solennità. Sembrava volesse proprio attrarre la mia attenzione e provocare una domanda, che prontamente arrivò: per chi è la tavola apparecchiata, il fuoco acceso, l’acqua calda, il catino, l’asciugamano ricamato? Risposta: “É la notte di Natale e potrebbe venire la Santa Famiglia per riscaldarsi e rifocillarsi”. Andai a dormire pensando a questi ospiti importanti che potevano visitare la nostra casa. La prima cosa che domandai a mia madre all’indomani appena svegliato fu se Giuseppe, Maria e il bambino erano venuti a riscaldarsi. La delusione fu presto superata concentrandomi sui piccoli doni di Natale che Gesù Bambino (non c’era da noi ancora Babbo Natale e nemmeno l’albero) mi aveva portato (qualche capo di vestiario e arance, i “Portogallo” si diceva allora).

Mia mamma era molto religiosa ma anche molto concreta (10 figli!) e mi domando perché, con tutto il daffare che aveva, trovasse il tempo di mettere in atto tutta questa messinscena. Per rispetto alla tradizione certamente, ma con l’intento preciso di trasmettere ai suoi ultimi due cuccioli il senso dell’attesa e dello stupore davanti al mistero del natale.

Attesa e stupore, gli atteggiamenti natalizi più autentici. Stupore di fronte a Bimbo del presepe, che è Dio, il creatore del mondo, che per amore abbandona le delizie del cielo per farsi nostro compagno di viaggio sulla terra. Attesa che questo Bimbo cambi la nostra vita, dando senso ai nostri sudori, alle nostre lacrime, speranze, lotte e renda la nostra esistenza non un cammino verso la morte, ma una marcia verso la felicità.

C’è un terzo messaggio, quasi subliminale e quindi più profondo, che quella apparente messinscena natalizia trasmetteva ed è questo: il vero Natale accade nella tua casa. è nel tuo cuore, nella tua famiglia che il Dio Bambino vuol (ri)nascere e portare speranza: Sei pronto ad accoglierlo?

Per approfondire il senso del Natale vi invito a leggere a pagina 9 uno stimolante articolo, il cui autore è un nuovo collaboratore de L’eco, Carmine Arice, Padre Generale della Piccola Casa della Divina Provvidenza – Cottolengo, già direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute della CEI. Padre Carmine, prende il testimone di Mons Antonio Riboldi, ormai novantaquattrenne, che ha chiesto di cedere il passo. Mons. Riboldi ha iniziato a collaborare con la nostra rivista nel 1985, quando era vescovo di Acerra, dove guidava il suo popolo nella contro la Camorra e l’omertà, come aveva fatto prima da semplice parroco in Sicilia, nel Belice sconvolto dal Terremoto, combattendo contro la Mafia e sostenendo le lotte per la ricostruzione. L’eco è fiera di avere avuto tra i suoi collaboratori una così splendida e coraggiosa figura di pastore.

A pagina 10 Angelo Paoluzzi, nostro commentatore di politica internazionale, ci propone una selezione di poesie natalizie scritte da 5 premi Nobel. Da assaporare.

Richiamo la vostra attenzione su altri due articoli, purtroppo non contigui, ma accumunati dal tema dei padri nel loro rapporto con i figli: dialettico quello dei padri in famiglia (pag. 70) e drammatico quello dei padri separati, i nuovi poveri (pag 33).

Buon Natale!

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