Oltre il peccato personale esiste anche il “peccato sociale”? La Sacra Scrittura afferma: “In quei giorni non si dirà più: I padri hanno mangiato uva acerba e i denti dei figli si sono allegati! Ma ognuno morirà per la sua propria iniquità; a ogni persona che mangi l’uva acerba si allegheranno i denti” (Ger 31,29-30). “Il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni”(Mt 16,27).
Da un lato “il peccato, in senso vero e proprio è sempre un atto della persona, perché è un atto di libertà di un singolo uomo, e non propriamente di un gruppo o di una comunità” (Giovanni Paolo II, Riconciliazione e penitenza, 16). Dall’altro lato, invece, rileggendo il terzo capitolo della Genesi e riflettendo sull’esperienza morale si nota che ogni singolo peccato ha una ripercussione religiosa e sociale immettendo un disordine tra l’uomo e Dio, la persona e gli altri e tra noi e il mondo materiale. Visto che la riflessione teologico-morale afferma la differenza tra peccato sociale e le conseguenze sociali del peccato, il termine “peccato sociale” può essere usato solo in senso analogo.
L’espressione “strutture di peccato” indica delle realtà spesso molto corrotte presenti nella vita socio-politica ed economica. “Le conseguenze del peccato alimentano le strutture di peccato. Esse si radicano nel peccato personale e, quindi, sono sempre collegate ad atti concreti delle persone, che le originano, le consolidano e le rendono difficili da rimuovere. E così esse si rafforzano, si diffondono, diventano sorgente di altri peccati e condizionano la condotta degli uomini. Si tratta di condizionamenti e ostacoli, che durano molto di più delle azioni compiute nel breve arco della vita di un individuo” (Compendio Dottrina Sociale della Chiesa, 119).
Un antidoto efficace a questi fenomeni subdoli è il “circolo virtuoso”, ossia la virtù morale della solidarietà che è l’impegno costante per il bene comune di tutti rispettando la struttura interna delle società. Le famiglie e le piccole comunità lavorative possono educare all’ascolto, a vedere il mondo dal punto di vista dell’altro che è una vera sfida in un mondo ritmato dagli strumenti tecnologici spesso alienanti. La solidarietà crea fiducia che sorprendentemente costituisce la base anche delle relazioni di mutuo vantaggio in campo economico.