miracoli

Residenti cercasi

L’ascolano è il più colpito dall’esodo ma il fenomeno è regionale

Di questo passo la regione rischia di identificarsi con la sola fascia costiera visto che la costante emorragia di residenti dall’area collinare-montana costringerà la stessa ad abdicare, sul piano politico-amministrativo, al ruolo di garante nell’assicurare al territorio un equilibrato sviluppo tra mare e monti. A riaccendere le contrapposizioni sull’impegno socio-economico per le zone interne è stata l’indagine del “Sole-24 Ore” che pone la provincia di Ascoli Piceno al terzo posto in Italia per il calo degli abitanti nell’entroterra: -13,1% negli ultimi dieci anni. In due anni la sola Ascoli ha perduto 602 residenti. Non va molto meglio nelle province di Fermo e Macerata che, a pari merito, occupano la settima posizione con un -10,9%, seguite da quelle di Pesaro e Urbino (-9,6% e quindicesimo posto) e di Ancona (-8,9% e ventunesima).

È certo che il terremoto del 2016 ha contribuito fortemente all’esodo come testimoniano i dati relativi ai paesi che si trovano nel perimetro del cratere sismico, ma anche la precarietà del lavoro, gli insufficienti livelli retributivi e la mancanza di servizi per i figli hanno dato vigore alla decisione di cercare residenze in grado di esaudire le aspettative. Un’inchiesta di qualche tempo fa condotta tra i giovani aveva evidenziato, nel 60% degli intervistati, l’intenzione di rimanere a vivere nelle zone interne senza però rinunciare ai sogni. Evidentemente il risveglio è stato più brutto di quello che si pensava. Il risultato è che lo spopolamento viene confermato da tutti gli indicatori: in queste zone l’età media è più alta e la natalità è più bassa rispetto alla fascia costiera. Dal 2008 a oggi i neonati sono scesi del 40%. Pure gli allevamenti zootecnici, molto diffusi, nel dopo sisma hanno perduto il 21% delle 3.500 aziende operanti, mentre il patrimonio bovino, ovino e avicolo è sceso del 3%. E questo anche a seguito della crisi sanitaria legata al covid che ha dato un taglio alla vendita delle carni. Quest’anno, altresì, si sono celebrati i dieci anni dal lancio della “strategia nazionale delle aree interne” (Snai) promossa dall’Agenzia per la coesione territoriale senza però mostrare risultati concreti. Sul piano politico sono tutti concordi nel dire che “bisogna riconoscere il valore delle realtà interne come spina dorsale dell’economia per l’intero Paese” ma, mentre il presidente della Regione, Francesco Acquaroli, invita il Parlamento “a prevedere strumenti normativi che tutelino le aree interne per ridare fiducia e vitalità a queste comunità”, il Pd sottolinea l’importanza di “ascoltare le stesse per dare risposte ai loro bisogni”. “Occorre – dice Anna Casini capogruppo Pd in Consiglio regionale – un piano territoriale”. Tra tanto pessimismo una nota positiva viene concessa a Fermo che, stando all’indagine, risulta essere la terza tra le cinque migliori città dove vivere da pensionato dietro a Trento e Bolzano.

La famiglia OrsoliniPer il presidente della Provincia di Ascoli, Sergio Loggi, lo spopolamento è un fenomeno che parte da lontano al punto che l’ente ha messo sul piatto 4,2 milioni per opere di ripristino e manutenzione di 550 km di strade di 17 comuni per agevolare i collegamenti fra i paesi. Sono stati, inoltre, ottenuti dieci milioni di euro dai patti territoriali da parte del ministero delle imprese.

La Regione fa presente che per ricerca, innovazione, investimenti produttivi e per il credito sono arrivati dall’Ue nelle Marche 192,5 milioni e per l’avvio di nuove unità lavorative nell’entroterra assieme alla Camera di commercio sono stati resi disponibili cinquecento mila euro. In questo bailamme chi ha pensato in modo costruttivo è stato il trentenne Flavio Orsolini che, per le difficoltà vissute nella grande città, si è trasferito nella zona terremotata di Taro di Fiordimonte, nell’Appennino maceratese, dove ha attivato un’azienda agricola per la coltivazione della lavanda con cui realizza prodotti cosmetici ed alimentari.