“Nasorotto è venuto da me”

Episodio riferito dai genitori della piccola Francesca.

 Tra i tanti fatti conosciuti dell’infanzia di san Gabriele ce n’è uno singolare. Un giorno, mentre in casa rincorre il fratellino Enrico, questi gli chiude improvvisamente la porta in faccia; il santo non riesce a frenare e la porta sbatte violentemente contro il viso, così da procurargli la frattura del setto nasale. Il segno gli rimarrà per tutta la vita, tanto che qualche volta, per prenderlo in giro, anche il suo direttore spirituale padre Norberto lo chiamerà “naso storto”.

La piccola Francesca Carbone, nata a Chieti nel 1986, all’età di cinque mesi si ammala con febbre alta fino a 40 gradi. I medici dell’ospedale di Chieti le diagnosticano una pielonefrite acuta (grave infiammazione del rene). La piccola deve restare in ospedale per vari mesi per sottoporsi alle lunghe cure, che non riescono a lenire le grandi sofferenze. Periodicamente la bambina deve tornare di nuovo in ospedale per curarsi e così avanti per qualche anno.

Un giorno la mamma Eufemia porta in ospedale un libretto di preghiere dentro cui trova per caso un’immaginetta di san Gabriele. Il pensiero va subito al santo dei miracoli: “San Gabriele, tu eri giovane, io e mio marito siamo giovani; si tratta di una bambina, aiutaci!”.

Il santo non si fa attendere. La notte stessa appare in sogno alla bambina che subito nota nel suo viso il naso rotto. Dopo un altro intervento chirurgico, la nonna chiede a Francesca: “Come mai le altre volte smaniavi tanto e questa volta sei stata così calma?”. “Questa volta – risponde la piccola – papà mi teneva una mano e l’altra me la teneva nasorotto”.

Guarita e dimessa finalmente dall’ospedale, un giorno Francesca chiama la mamma che, accorsa subito, la trova a parlare con uno che lei non poteva vedere. La piccola dice alla madre: “Non lo vedi? Sta là”. “Ma chi è?”. “Non lo vedi? Sta là”, ribatte la bimba. La mamma scende in cucina con la piccola e dice a nonna Gina: “Ho trovato Francesca che stava parlando con uno, ma non sa dirmi chi è”. E la bimba puntualizza. “Ma te l’ho detto: è nasorotto”.

Dopo alcuni giorni, mentre la piccola gioca con il portamonete della mamma, vede un’immaginetta di san Gabriele e subito grida: “Eccolo, è lui, nasorotto, che è venuto da me. Come si chiama?”. Mamma e nonna rispondono. “È san Gabriele!”. Per accertarsi, la mamma chiede alla figlia: “Ma san Gabriele portava gli occhiali?”. “No, non li portava”, risponde decisa Francesca. E la mamma: “San Gabriele aveva i capelli biondi?”. “Uffa! – ribatte la bimba – no, ce li aveva neri”.

Dopo essere stata sottoposta ad altre visite mediche, Francesca risulta completamente guarita. La mamma le prepara allora un vestitino nero, come quello di san Gabriele e, dopo un anno la porta al santuario ai piedi del Gran Sasso. Entrata nella cappella del santo, appena la piccola vede san Gabriele dentro l’urna, chiede alla mamma: “Ma perché sta così disteso? Che cosa gli è successo? Quando veniva da me camminava e parlava!”. Francesca sale poi nella sala doni del santuario e appena vede un religioso corre da lui e, lei che non dava confidenza a nessuno, gli salta in braccio dicendo: “Tu vai vestito come san Gabriele!”.