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TEMPI DIFFICILI PER LA COMPASSIONE

 DAL REATO DI SOLIDARIETÀ AL TRAFFICO DI CARNE UMANA

Liberté, egalité, fraternité: valori in nome dei quali il presidente francese Emmanuel Macron ha chiuso l’ingresso ai migranti e i porti alle navi che li salvano. Il richiamo del presidente della Cei al primato dell’accoglienza e della salvaguardia delle vite umane

Il reato di solidarietà era il tassello mancante nella già precaria storia morale dell’Europa di questi ultimi anni. Ora abbiamo anche quello. In Francia lo scorso agosto un tribunale ha condannato un agricoltore, Cédric Herrou, a quattro mesi con la condizionale e a mille euro di multa per aver aiutato migranti che erano riusciti ad attraversare la frontiera di Ventimiglia. Il giudice ha aggiunto che se persiste nel sostegno ai clandestini va a finire in galera. Liberté, egalité, fraternité: valori in nome dei quali il presidente francese Emmanuel Macron ha chiuso l’ingresso ai migranti e i porti alle navi che li salvano. Inutili le proteste della Commissione nazionale per i diritti dell’uomo e di altre istituzioni umanitarie: Herrou – che per ben sei volte è stato fermato con la stessa imputazione – ricorrerà alla Corte europea di giustizia, annunciando che si batterà anche dalla prigione.

Non è il solo: a parte qualche altro caso francese, meno clamoroso, minori vicende tedesche dello stesso genere e provvedimenti penali e amministrativi in alcuni paesi dell’est europeo, anche in Italia è indagato un sacerdote eritreo, padre Mussie Zerai, che si occupa dell’assistenza agli immigrati, accusato, da testimonianze per ora vaghe, di collusione con gli scafisti. Il religioso – che nel 2015 è stato candidato al premio Nobel per la pace – nega le imputazioni ed è tornato in Italia dall’Eritrea per difendersi. Forse non corrono tempi facili per la compassione.

L’opinione pubblica italiana ha accolto con sollievo la notizia che il numero degli sbarcati è dimezzato come risultato della politica condotta dal governo. Anche se è difficile orientarsi sulla polemica con le organizzazioni umanitarie che operano in mare, alcune delle quali (come Medici senza frontiere) hanno rifiutato di sottomettersi a un codice di comportamento giudicato negativo per i soccorsi. Pochi si chiedono però che cosa accada a quanti restano in lista d’attesa sulle sponde africane: trenta centri di raccolta come altrettanti lager a cielo aperto che ospitano, in condizioni abominevoli, alcune migliaia di persone sui 400-800.000 candidati alla traversata. Domenico Quirico lo ha documentato in una serie di dolenti articoli su La Stampa, visitatori italiani hanno parlato di “inferno africano”, le testimonianze individuali sono spaventose: soprusi, violenze, furti, stupri, in alcuni casi omicidi. Sembra che non siano sufficienti la sensibilizzazione tentata dalle organizzazioni cattoliche – la Caritas e Migrantes in primo luogo -, il richiamo del presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, al primato dell’accoglienza e della salvaguardia delle vite umane, pur nell’etica della responsabilità e della lotta all’illegalità, la campagna di stampa dei media cattolici, le prese di posizione di ambienti, politici e personalità anche non qualificate dal punto di vista religioso, come il ministro Graziano Del Rio.

Lo stesso accorato messaggio di papa Francesco per la prossima Giornata del migrante – il cui titolo è già un programma: Accogliere, proteggere, promuovere, integrare – è una denuncia di plateali ingiustizie cui porre rimedio con una serie di proposte concrete e positive, rispettose della dignità individuale e del principio della centralità della persona umana “che obbliga ad anteporre sempre la sicurezza personale a quella nazionale”. Purtroppo alla scarsa sensibilità dell’opinione pubblica si aggiunge la volgarità di alcuni esponenti di minoranze  politiche che strumentalizzano gli oscuri timori degli italiani e la loro ignoranza dei fatti. Per esempio, che il flusso migratorio da sud a nord è appena il sei per cento di quello globale; e che da noi vengono accolti tre richiedenti asilo su mille residenti, in una proporzione che potrebbe essere anche inferiore se le autorità europee costringessero alcuni membri della UE a rispettare “patti di ripartizione” ufficialmente decisi a suo tempo. Con qualche episodio al limite del ridicolo, come la mobilitazione militare alla frontiera con l’Italia da parte dell’Austria: anche se la vicenda trova una giustificazione nel clima di campagna elettorale. Ma l’Europa sembra – come le Nazioni Unite – stranamente impotente e si limita a fornire finanziamenti e a criticare i ritardi nei sistemi di accoglienza. Con un grave rischio di disamore per la realtà europea perché il 70 per cento degli italiani si sente in qualche modo tradito dal disinteresse delle istituzioni comunitarie, con conseguenze forse inimmaginabili (tipo il referendum Brexit per l’Inghilterra). Senza contare il possibile patrimonio di odio accumulato nelle menti e nei cuori di tanti profughi (specialmente i più giovani) nei confronti dell’Europa e delle società occidentali, dalle quali si sentono nel migliore dei casi tollerati (e sfruttati), nel peggiore respinti. Sullo sfondo, qualche cosa di cui si parla poco: l’intreccio di sordidi interessi fra petrolio, commercio delle armi e sfere di influenza di grandi e piccole potenze.

Il traffico di carne umana continua a essere un elemento di scambio a livello politico. Che spiega anche una aberrazione come il reato di solidarietà.

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