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UN TESORO NELLA FAMIGLIA

Ai nonni il pontefice ha dedicato diversi discorsi, catechesi, e spesso nelle sue omelie gli anziani riempiono di attualità le pagine della parola sacra. Il libro di padre Antonio Spadaro in dialogo con Bergoglio sulle grandi questioni della vita

Sognare, e prendere i sogni dagli anziani. Portare su di sé gli anziani e i loro sogni. Portare addosso questi anziani, i loro sogni; non ascoltarli, registrarli, e poi dire ‘adesso andiamo a divertirci’. No. Portarli addosso. Il sogno che noi riceviamo da un anziano è un peso, costa portarlo avanti. È una responsabilità: dobbiamo portarli avanti. C’è un’icona che viene dal monastero di Bose, che si chiama ‘la Santa Comunione’, e cioè un monaco giovane che porta avanti un anziano, porta avanti i sogni di un anziano, e non è facile, si vede che fa fatica in questo. In questa immaginetta tanto bella si vede un giovane che è stato capace di prendere su di sé i sogni degli anziani e li porta avanti, per farli fruttificare. Questo forse sarà di ispirazione. Tu non puoi portarti tutti gli anziani addosso, ma i loro sogni sì, e questi portali avanti, portali, che ti farà bene. Non solo ascoltarli, scriverli, no: prenderli e portarli avanti. E questo ti cambia il cuore, questo ti fa crescere, questo ti fa maturare. È la maturazione propria di un anziano. Loro, nei sogni, ti diranno anche cosa hanno fatto nella vita; ti racconteranno gli sbagli, i fallimenti, i successi, ti diranno questo. Prendilo. Prendi tutta questa esperienza di vita e vai avanti. Questo è il punto di partenza».

A papa Francesco i nonni piacciono. Forse perché anche lui è un nonno per tutti noi, carico di memoria, profezia, esperienza di vita, sorriso, tenerezza, gratuità. Ai nonni Francesco ha dedicato diversi discorsi, catechesi, e spesso nelle sue omelie gli anziani riempiono di attualità le pagine della parola sacra. I sogni degli anziani è una delle immagini più belle del lessico pastorale di papa Francesco e sono state pronunciate nell’incontro-dialogo tra giovani e anziani con papa Francesco all’Augustinianum il 23 ottobre scorso.

L’incontro tra generazioni. Ecco un altro punto di pastorale e famiglia allargate. Che sa di casa, di riparo domestico, di fuoco acceso che riscalda. Che sa sognare, appunto, il futuro.

Sognare con gli anziani è oggi un’altra metafora e speranza possibili per far sorridere ai giovani di oggi un futuro che sembra essere un po’ cupo, poco abbordabile.

L’incontro tra giovani e anziani con papa Francesco è stato anche l’occasione per presentare il libro La saggezza del tempo. In dialogo con papa Francesco sulle grandi questioni della vita di padre Antonio Spadaro, un volume che raccoglie 250 interviste di anziani in più di 30 paesi. Una saggezza del tempo che al papa piace affrontare in diverse occasioni, come nell’incontro con i cresimandi a San Siro o a Roma durante il Convegno pastorale diocesano sul tema Non lasciamoli soli! Accompagnare i genitori nell’educazione dei figli adolescenti.

Anche qui lo sguardo del pontefice è rivolto alla saggezza dei nonni, “nonni non chiusi nella malinconia della nostra storia, ma aperti per dare questo. E per noi questo ‘alzati, guarda, spera’ si chiama sognare”.

Anche i tweet sui nonni per il papa: “I nonni sono un tesoro nella famiglia. Per favore, abbiate cura dei nonni, amateli e fateli parlare con i bambini!”.

Poi c’è la memoria, che va gustata nel racconto di chi ha vissuto prima di noi. Una memoria storica e di vita che va assimilata come il lento cammino interiore della profezia evangelica. Le biografie umane come espressione più alta della biografia della storia sacra.

E, ancora, sempre nel dialogo all’Augustinianum ma prendendo spunto dall’attualità: “Credo che sia importante che i giovani conoscano gli effetti delle due guerre del secolo scorso: è un tesoro, negativo, ma un tesoro per trasmettere, per creare delle coscienze. Un tesoro che ha fatto anche crescere l’arte italiana: il cinema del dopoguerra è una scuola di umanesimo. Che loro conoscano questo è importante, per non cadere nello stesso errore. Che loro conoscano come cresce un populismo: per esempio, pensiamo al ‘32-’33 di Hitler, quel giovanotto che aveva promesso lo sviluppo della Germania dopo un governo che aveva fallito. Che sappiano come incominciano, i populismi”.

I nonni come accompagnatori del presente, senza rinunciare ai passi lenti dell’esperienza. I nonni custodi delle radici preziose della nostra identità territoriale e, perché no, religiosa e spirituale. Non possiamo farne a meno. È lo stesso Francesco a ribadire ancora una volta la preziosità dell’anzianità: “La nostra identità non è la carta d’identità che abbiamo: la nostra identità ha delle radici, e ascoltando gli anziani noi troviamo le nostre radici, come l’albero, che ha le proprie radici per crescere, fiorire, dare frutto. Se tu tagli le radici all’albero, non crescerà, non darà dei frutti, morirà, forse… Prendere la linfa dalle radici, le storie, e questo ti dà l’appartenenza a un popolo. E poi questa appartenenza è quello che ti dà l’identità. Se mi dici: perché oggi ci sono tanti giovani ‘liquidi’?, in questa liquidità culturale che è alla moda, che tu non sai se sono ‘liquidi’ o ‘gassosi’… Non è colpa loro! È colpa di questo staccarsi dalle radici della storia. Ma non si tratta di essere come loro (gli anziani), ma di prendere il succo, come il tartufo, e crescere e andare avanti con la storia. Identità, appartenenza a un popolo”.

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