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UNA REGALITÀ NUOVA

Fanno di tutto per dimostrare che Gesù non è re, ma il suo comportamento è talmente regale da affermarne con assolutezza la verità. Dopo la flagellazione, egli è sottoposto ad una parodia di incoronazione e adorazione regale su iniziativa dei soldati, i quali usavano spassarsela con i condannati inventando ingiurie e scherzi crudeli. Parteciperebbe tutta la coorte, seicento militari!

Giovanni la descrive a tratti rapidi, perché ha fretta di preparare la scena seguente dell’Ecce Homo. Intrecciata una corona di spine gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: ‘Salve, re dei Giudei’. E gli davano schiaffi, 19,2-3. In Matteo e Marco la descrizione è più articolata. Come nel processo religioso gli scherni indicavano il rifiuto del messia Figlio di Dio, così nel processo civile indicano il rifiuto della regalità politica di Gesù. Una scenata a due fasi, ciascuna con tre movimenti.

Prima fase, parodia della vestizione regale. Coprono Gesù con un manto rosso. Marco dice di porpora allusione alla regalità. Poi gli pongono sul capo una corona di spine, prendendole dalla legna pronta per il fuoco o da arbusti che crescono nei paraggi. Infine gli mettono in mano una canna. Mantello, corona e scettro, insegne regali.

Seconda fase, parodia dell’adorazione regale. Si prostrano davanti a Gesù e sghignazzano: Salve, re dei Giudei. Quindi gli sputano addosso. Poi con la canna che ha in mano gli calcano la corona di spine sul capo. Caricatura oltraggiosa e villana degli omaggi dovuti al re.

Pilato intende drammatizzare la flagellazione e la coronazione di spine per colpire le amozioni, altrimenti non si spiega perché abbia voluto la prima e permesso la seconda. La gente aspetta sulla piazza, mormorando per la lungaggine. Pilato esce teatralmente sul balcone e annuncia con tono di sfida: Ecco, io ve lo conduco fuori perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa, Gv 19,4. E subito Gesù appare sulla scena portando la corona di spine e il mantello di porpora. Pilato additandolo declama: Ecco l’uomo, 19,5.

Come è possibile averlo ridotto a quel modo se è innocente? C’è un momento di costernato silenzio. Pilato pensa di avercela fatta. Se insistono a volerlo morto, sono disumani. È un’altra scena centrale della passione, che ha ispirato artisti, fatto ardere di amore i mistici, toccato il cuore dei cristiani ferventi o peccatori. Possiamo fermarci a lungo anche noi a fissarla con gli occhi e col cuore. Gesù e la folla si guardano. Lo sguardo di Gesù penetra nell’intimo degli esseri umani bisognosi d’infinita misericordia, in quella piazza e in tutto il mondo.

La mossa di Pilato fallisce. I sommi sacerdoti e le guardie gridano: Crocifiggilo! Pilato insiste all’impazzata, ritorcendo un’ipotesi impossibile: Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa, 19,6. I giudei incalzano: Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire perché si è fatto Figlio di Dio, 19,7. All’udire queste parole Pilato ebbe ancor più paura, 19,8. Si rende conto di aver preso le cose alla leggera. Gli sembra di dover ricominciare tutto da capo.

La parodia della regalità di Gesù esprime una violenza che lascia sconcertati, non solo per il dolore fisico, ma per l’offesa della dignità umana. L’abuso del prigioniero è una vergogna della storia sino ai nostri giorni. Gesù si trova anche in questo crocevia della malvagità, ma qui la parodia proclama la realtà. Disprezzano il re per dimostrare che non è re, ma gli danno modo di dimostrare che è re nel senso che egli vuole. Secondo loro il paradosso consiste nel fatto che Gesù si crede re mentre non lo è. In realtà il paradosso è che Gesù è re, ed essi lo proclamano tale mentre lo negano.

Il suo regno non è di quaggiù. La sua regalità è l’amore, che si manifesta quando uno ti rifiuta fino a ucciderti e tu continui ad amare. Il potere di Gesù è quello di dare la vita per la salvezza del mondo. Sarà completato sulla croce, ma il processo è sulla stessa strada. Regnerà dal legno, ma regna già dal pretorio. Tutto ormai tende verso la croce, dove l’identità regale di Gesù sarà confermata.

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