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UNA VITA IN EQUILIBRIO

Il rapporto di Save the children restituisce una fotografia della condizione delle mamme da cui emerge come l’occupazione femminile “rappresenti ancora una delle criticità strutturali nella nostra società”

Si diventa madri sempre più tardi (media: 31 anni, la più alta in Europa), costrette nella maggior parte dei casi a scegliere la famiglia a discapito della carriera, per poi rimanere isolate senza una rete per la prima infanzia e di sostegno. È questo il quadro dell’analisi di Save the Children “Le Equilibriste: la maternità in Italia”, da cui emerge una situazione ancora molto critica, in un paese dove la denatalità ha toccato un nuovo record, registrando la nona diminuzione consecutiva, le mamme italiane hanno pochi figli, con un numero medio per donna pari oggi a 1,34, che torna ai livelli del 2004, dopo aver raggiunto il suo massimo di 1,46 figli nel 2009.

La ricerca ha incluso, nei parametri di definizione, anche l’indice delle madri elaborato dall’Istat per Save the Children, che misura, attraverso 11 indicatori, la condizione delle madri rispetto alle tre diverse dimensioni della cura, del lavoro e dei servizi, dove il miglioramento di una dimensione può essere strettamente correlato al miglioramento delle altre. Inoltre, quest’anno, l’indice evidenzia anche i principali mutamenti che hanno interessato la condizione delle madri dal 2004 a oggi e gli eventuali miglioramenti o peggioramenti nei diversi contesti territoriali.

Dai dati diffusi da Save the Children emergono notevoli differenze tra regioni del Nord, sempre più virtuose a parte poche eccezioni, e quelle del Sud, troppo spesso carenti di servizi e di sostegno alla maternità. La classifica delle regioni virtuose resta più o meno quella, con le Province autonome di Bolzano e Trento rispettivamente al primo e secondo posto seguite da Valle D’Aosta (3° posto), Emilia-Romagna (4°), Friuli-Venezia Giulia (5°) e Piemonte (6°). Tra le regioni del Mezzogiorno fanalino di coda della classifica la Campania risulta peggiore regione “mother friendly” e perde due posizioni rispetto al 2008, preceduta da Sicilia (20° posto), Calabria (che pur attestandosi al 19° posto guadagna due posizioni rispetto al 2008), Puglia (18°) e Basilicata (17°).

Il divario Nord-Sud è evidenziato dall’indice delle madri di Save the Children anche nelle tre singole aree di indicatori prese in esame per ciascuna regione: cura, lavoro e servizi per l’infanzia.

La prima area, quella della cura, mostra discreti miglioramenti per tutte le regioni almeno fino al 2012. Le Province autonome di Trento e Bolzano mantengono il loro primato seguite da Lombardia (3° posto), Piemonte (4°), Emilia-Romagna (5°) e Veneto (6°). La Basilicata è la peggiore performer per quanto riguarda l’area della cura preceduta da Puglia (20° posto), Abruzzo (che crolla al 19° posto rispetto al 14° dell’Indice Generale) e la Sardegna (che perde tre punti attestandosi alla 18° posizione). Da sottolineare i casi della Sicilia che nell’indice della cura occupa l’11° posto e non più le ultime posizioni e della Campania che occupa il 16° posto.

Le province autonome di Trento e Bolzano si confermano in testa alla classifica anche per il lavoro femminile, dove la Sicilia è fanalino di coda. Tra il 2004 e il 2017 i dati evidenziano un netto peggioramento per la stragrande maggioranza delle regioni: va peggio alle giovani con età compresa tra 25 e 34 anni, aumenta di poco per quelle tra i 35 e i 44 e meglio per le donne tra i 45 e i 54. Un terzo delle donne che non ha mai lavorato è composto da mamme, impossibilitate a trovare un impiego dalla difficoltà di conciliare famiglia e occupazione.

L’ultimo fattore che permesso di analizzare la situazione della maternità in Italia è quello dei servizi, regione per regione. La provincia autonoma di Trento si conferma al primo posto, seguita dalla Valle D’Aosta. L’ultimo posto è per il Lazio, preceduto da Sicilia , Calabria, Campania e Basilicata. I bambini sotto i tre anni accolti in servizi comunali o finanziati dai comuni variano dal 18,3% del Centro al 4,1% del Sud. Il divario tra Nord e Sud è enorme, con il Nord Est e il Centro Italia che accolgono il 30% dei bambini contro il 10-14% del Sud e delle Isole.

“L’indice sulla condizione delle madri che presentiamo grazie alla collaborazione con Istat non deve essere solo uno strumento di analisi, ma la base di un effettivo impegno da parte delle istituzioni ad ogni livello. È inammissibile che in un Paese come il nostro, dove il numero di nuovi nati è in costante diminuzione, si riservi così poca attenzione, al di là della retorica, alla maternità e che le mamme debbano affrontare in solitudine continui ostacoli legati alla cura dei figli così come alla conciliazione della vita familiare e professionale. Sappiamo che i primi “mille giorni” dei bambini sono fondamentali per la crescita, eppure proprio in questo periodo così decisivo manca l’assunzione di responsabilità pubblica. Occorre scardinare questo circolo vizioso” dice Raffaela Milano Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children. “L’Italia si colloca nella fascia dei paesi più avanzata al mondo per quanto riguarda l’assistenza sanitaria alla maternità. Tuttavia, anche sul piano strettamente sanitario, si registrano sensibili differenze territoriali e, in termini più ampi, la maternità rappresenta ancora una sfida nella quale le madri sono vere e proprie equilibriste tra la vita privata e il mondo lavorativo. È fondamentale passare da interventi spot e una tantum, sostanzialmente inefficaci, ad un piano strutturato di sostegno, mettendo finalmente in rete le diverse risorse disponibili, a livello regionale, nazionale ed europeo” conclude Raffaela Milano.

 

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