Il giorno del trionfo supremo (13 maggio 1920)
Vibra ancora, d’immensa commozione il nostro cuore, al ricordo della solennità grandiosa della Canonizzazione di S. Gabriele; lo spirito nostro esulta – come in quell’ora indimenticabile – nella gioia più pura, più sublime che si possa gustare quaggiù. Perché il ricordo della giornata trionfale resti vivo sempre in chi ebbe la ventura di assistere in S. Pietro a Roma alla Canonizzazione del nostro Santo, e perché chi vi fu presente solo in ispirito sappia come si svolse la meravigliosa cerimonia, ne diamo qui ampia relazione.
L’addobbo di S. Pietro
La Commissione d’accordo con le Postulazioni, affidava i lavori di addobbo al comm. Costantino Sneider, Architetto dei SS. PP. AA. e della R. Fabbrica di S. Pietro, il quale coadiuvato dal figlio ing. Filippo, quantunque per l’immenso costo d’ogni genere, per la mancanza della mano d’opera (non essendosi potuto servire che quasi esclusivamente dei soli Sampietrini) e per la gravezza delle mercedi, abbia potuto usufruire di mezzi, per tali solenni cerimonie, assai limitati, pure ha saputo trarre magnifici effetti dal suo coscienzioso e illuminato lavoro.
Difatti l’illuminazione della «Gloria» fatta con riflettori elettrici interni nella raggiera e completata dalla miriade delle lampadine del triplice giro di lampadari, è cosa quanto mai magnifica e con gli altri lampadari messi in giro agli archi dell’abside suggestiva, e a festoni sotto i medesimi, è tutta una festa di luce di effetto sorprendente in special modo guardando l’illuminazione dal fondo della Basilica, da dove maggiormente si gode la intonazione della distribuzione della luce che non guasta menomamente le severe linee architettoniche della Basilica.
Oltre la splendida illuminazione della abside, pendono nei piloni della Basilica i preziosi damaschi antichi listati d’oro. La statua di bronzo del primo Papa, è rivestita dei paludamenti pontificali. La Confessione è ornata con candelabri e torcieri, come per la festività di S. Pietro. La mensa dell’Altare Papale è arricchita dalle artistiche mute di candelieri del Cellini e del Pollaiolo, l’altare stesso è ornato dei due preziosi paliotti di Benedetto XIV.
In fondo all’abside, dinanzi all’altare della Cattedra è eretto il Trono Pontificio dall’imponente dossello di lama d’argento gigliato d’oro e contornato da panneggi in velluto cremisi con fioccature in oro. La sedia o cattedra è parimenti ricoperta di lama d’argento. Dal trono fino all’altare papale, è stato disteso un ricco tappeto che ricopre tutto lo spazio. Ai lati dell’abside, sempre nel presbiterio, sono poste le bancate per gli E.mi Cardinali ricoperte in arazzi, e quelle ricoperte in verde, poste più indietro sono per i numerosissimi Arcivescovi e Vescovi, per la Congregazione dei Riti, per i Parroci e per la Prelatura.
Parimenti nell’abside sorgono le tribune destinate ai Sovrani, per l’Eccellentissima Famiglia di Sua Santità, per il Corpo Diplomatico, Ordini di Malta e S. Sepolcro, pel Patriziato e la nobiltà romana, per le Postulazioni, per le speciali rappresentanze e deputazioni.
Nella navata centrale e nella crociera vi sono vari recinti, oltreché per moltissimi invitati, istituti, collegi, anche per le colonie estere e per i pellegrini.
Nelle quattro logge dei piloni sono gli stendardi rappresentanti i miracoli approvati per la canonizzazione.
I due relativi alla causa del Beato Gabriele, sono i seguenti:
- Guarigione istantanea di Giovanni Battista Cerro da spondite anchilosante, avvenuta in Pontecorvo nel 1909.
- Guarigione istantanea da ernia di Giuseppe Parisi, avvenuta in Gallipoli nel 1912.
I due relativi alla causa della Beata Margherita Maria, sono:
- Guarigione istantanea da melingomenite lombare, avvenuta nel 1900 a Valle di Pompei, nella persona di Luisa Coleschi.
- Guarigione miracolosa da cancro maligno al petto, avvenuta nel 1903 in Milano nella persona della Contessa Antonietta Astorri, vedova Pavesi.
Il lavoro di pittura dei miracoli, degli stendardi e della gloria è opera pregevole dei professori Conti, Caroselli e Giustiniani. Il quadro rappresentante la SS.ma Trinità posto nella raggiera del Bernini è quello del compianto prof. Nobili, già ammirato in altre canonizzazioni.
Nel Palazzo Vaticano
Alle ore 8 gli E.mi e R.mi Signori Cardinali, indossando la porpora di seta, si sono recati nel Palazzo Apostolico del Vaticano e nell’auta dei Paramenti, hanno assunto le vesti sacre proprie al loro ordine, cioè i Vescovi il pluviale di tela d’argento, i preti la pianeta e i Diaconi la dalmatica, e si sono tutti posta in capo la mitra damascata, recandosi dipoi ad attendere il Santo Padre nella Cappella Sistina L’E.mo Card. De Lai, Vescovo Assistente e l’E.mo Card. Gasquet, Diacono Ministrante hanno assunto le sacre vesti nella stessa Cappella Sistina. Gli E.mi Cardinali avevano seco i propri cappellani, caudatari e gentiluomini nelle vesti di cerimonia.
I Patriarchi, Arcivescovi, Vescovi e Abati «Nullius» e Generali, hanno assunti i paramenti sacri loro propri allo «Spogliatore» e alla «Sala delle Congregazioni», mentre i Penitenzieri della Basilica Vaticana assumevano la pianeta bianca sopra l’amitto, recandosi poi tutti alla Cappella Sistina.
Gli altri Prelati indossavano le cappe e gli abiti loro propri.
Il Santo Padre uscito dal suo appartamento, preceduto dalla Croce, accompagnato dalla Sua Nobile Corte, scortato dalla Guardia Nobile, preceduto e seguito dalla Guardia Svizzera, recavasi alla Cappella Sistina e dopo assunte le sacre vesti, cioè la «falda», amitto, camice, stola, manto papale bianco a ricami d’oro e mitra preziosa, intuonava l’inno «Ave Maris Stella» e dopo aver ricevuto dal Cardinale Vico, Procuratore della Canonizzazione, tre cerei, dei quali il Santo Padre sosteneva il più piccolo sorreggendolo acceso con la mano sinistra, col consueto rito di preci, precedendolo gli E.mi Cardinali e tutti gli altri paramenti coi ceri accesi recavansi ad adorare il SS.mo Sacramento solennemente esposto nella prossima parrocchiale Cappella Paolina.
Mentre poi si componeva la processione il Santo Padre assidevasi nella Sedia Gestatoria per recarsi alla Basilica Vaticana.
La Processione
Tutti i facienti parte, della processione la quale si avviava alla Basilica per la Scala Regia ed il portico, indossavano, come abbiamo già accennato, le sacre vesti e gli abiti religiosi a loro propri, sostenendo un cereo acceso.
Aprivano la processione gli Svizzeri in morione, corazza e alabarda poi una cinquantina di religiosi Passionisti, preceduti da uno di loro che teneva alzato il SS. Crocifisso; seguivano le rappresentanze; dei frati dell’Ordine della Penitenza, degli Agostiniani scalzi, dei Cappuccini, dei Mercedari, della Congregazione del B.o Pietro da Pisa, dei Minimi, del Terz’Ordine regolare di S. Francesco, degli Eremiti di S. Agostino, dei Carmelitani calzati, dei Servi di Maria, dei Domenicani dei Monaci delle Congregazioni Olivetana, Cisterciense, Vallombrosana, Camaldolese, Cassinese, dei Canonici Regolari Lateranensi del SS.mo Redentore.
Venivano quindi il Clero secolare preceduto dalla Croce del Clero con gli alunni del Seminario Romano e il Collegio dei R.mi Parroci; seguivano i Canonici e Beneficiati delle Collegiate di S. Anastasia, dei SS. Celso e Giuliano, di S. Eustachio, di S. Maria in Via Lata, di S. Nicolo in Carcere, di S. Marco e di S. Maria ad Martyres; il Clero delle Basiliche Minori e delle Patriarcali con le proprie Croci, cioè di S. Lorenzo in Lucina, di S. Maria Regina Coeli, di S. Maria in Cosmedin, di S. Lorenzo in Damaso, di S. Maria in Trastevere, di S Pietro in Vaticano, di S. Giovanni in Laterano; Monsignor Vice-gerente con gli Officiali del Vicariato di Roma; i Consultori della S. Congregazione dei Riti regolari e secolari, i Vescovi e gli Officiali appartenenti a detta S. Congregazione; sei sacerdoti in cappa sostenenti sul petto torcie accese, precedenti lo stendardo della «Beata Margherita Maria Alacoque», sorretto da sei confratelli dell’Arciconfraternita del Ss.mo Sacramento in Borgo, tenendone i cordoni quattro sacerdoti in abito talare e ferraiolone; sei religiosi Passionisti sostenenti torce accese sul petto precedevano lo stendardo del «Beato Gabriele dell’Addolorata» sorretto da sei religiosi della Congregazione stessa, mentre altri quattro nel proprio abito religioso, unitamente al fratello del Beato, Dottor Michele Possenti, ne reggevano i cordoni.
Seguivano la famiglia Pontificia cioè i camerieri segreti e d’onore di Spada e Cappa; i Procuratori di Collegio; il confessore della Famiglia Pontificia col Predicatore Apostolico; i camerieri extra urbem; i Cappellani comuni e segreti recanti i Triregni e Mitre preziose, altri Cappellani segreti; l’ Avvocato Fiscale; gli Avvocati Concistoriali; i camerieri segreti ecclesiastici; i Cappellani cantori cantando l’inno «Ave Maris Stella» i referendari della segnatura in rocchetto e fra essi il Prete assistente, il Diacono e il Suddiacono della cappella pontificia; i votanti della segnatura papale; i chierici della camera apostolica; gli Uditori della S. R. Rota col maestro del S. P. A. incedente coll’ Uditore iuniore; il cappellano segreto recante la Tiara preziosa usuale del Pontefice; il gran maestro del S. Ospizio; l’acotito decano Votante della Segnatura recante il turibolo fumante; il Suddiacono Uditore della S. R. Rota in vesti suddiaconali recanti la croce papale, in mezzo a sette accoliti Votanti della Segnatura con candelieri e cerei accesi, e a lui dappresso due Maestri ostiari di «virga robea»; il suddiacono apostolico uditore della S. R. Rota in Vesti suddiaconali, avente ai lati il Diacono e il Suddiacono greci: i Penitenzieri preceduti da due Mazzieri della Basilica sostenenti le lunghe bacchette ornate di fiori; gli Abati Generali mitrati; gli Abati Nullius; i Vescovi, in piviale bianco e mitra, circa 300, i Cardinali, una cinquantina, anch’ essi in ricchi paramenti.
Veniva infine il Sommo Pontefice in manto papale e mitra preziosa, sostenente con la mano sinistra ricoperta da serico drappo ricamato in oro il cereo acceso, e benedicente con la destra. Il Pontefice era portato in alto sulla sedia gestatoria dai Palafrenieri, e la sedia era ricoperta da ricchissimo baldacchino, mentre ai lati di essa erano i flabelli sostenuti dai Monsignori Camerieri Segreti.
Fiancheggiavano la sedia gestatoria il Principe Aldobrandini Comandante della Guardia Nobile e gli Esenti, il Colonnello Repond Comandante della Guardia Svizzera, il Comm. Tabanelli Comandante della Guardia Palatina d’onore, il Conte Ceccopieri Maruffi, Comandante della Gendarmeria. Ai quattro lati erano gli Svizzeri col morione, la corazza e gli Spadoni a rappresentare i quattro fedeli Cantoni Svizzeri.
Seguivano immediatamente la sedia gestatoria, il Decano della S. R. Rota Ministro per la mitra fra i due Camerieri segreti partecipanti Monsignori Migone e Caccia, l’Archiatro pontificio Dott. Battistini, coll’Aiutante di Camera Cav. Mariano Faggiani; otto Cappellani Cantori cantando l’«Ave Maris Stella»; l’Uditore della R. C. A.; S. E.R.ma Mons. Tacci, Arcivescovo di Nicea, Maggiordomo; I’Ill.mo e R.mo Monsignor de Samper, Maestro di Camera coi Protonotari Apostolici; i Procuratori Generali degli Ordini Regolari.
La processione dalla Cappella Sistina, attraversando la Sala Regia, discendeva per la Scala Regia, entrava nel portico della Basilica Vaticana per la gran porta dinnanzi alla statua di Costantino, proseguendo poi per il vestibolo, all’ingresso del quale il Santo Padre veniva ricevute dal Capitolo e Clero Vaticano, mentre i Cantori della Basilica cantavano «Tu es Petrus».
Appena il Papa fu entrato nella basilica ne davano annunzio gli squilli della fanfara dei Gendarmi; i cantori pontifici cantavano «Regina Coeli» e dall’alto della Loggia in fondo al tempio l’armonioso suono delle trombe d’argento intonanti le magistrali note del Longhi aggiungevano solenne maestà all’ingresso del Pontefice.
Percorrendo quindi la navata centrale della Basilica e girando il Corteo sul lato destro dinnanzi la grande crociera dei SS. Processo e Martiniano, il S. Padre entrava nel grande riquadro preparato per la cerimonia.
Gli stendardi dei novelli Santi frattanto venivano collocati ai due lati dell’abside, mentre i componenti la processione che non avevano posto nell’abside, girato il pilone di Sant’ Elena, andavano ad assidersi nei luoghi loro assegnati.
La Canonizzazione
La processione, giunta avanti la Confessione, si scioglieva, ed ognuno prendeva il posto a lui stabilito. Giunto innanzi all’altare, il Sommo Pontefice discendeva dalla Sedia gestatoria e andava a genuflettersi al «faldistorio», e dopo essere rimasto alcun tempo a pregare, si sedeva sul trono. Ivi riceveva l’ubbidienza, da parte degli E.mi Cardinali, che si avvicinavano al Papa e gli baciavano la mano; i Patriarchi, i Primati, gli Arcivescovi e i Vescovi baciavano la Croce della stola che era sopra i ginocchi del Sommo Pontefice, e gli Abbati «nullius», gli Abbati generali e i Penitenzieri baciavano il piede, mentre i Cappellani Cantori pontifici intonavano un mottetto.
Tutti riprendevano poi i loro posti. Sul trono, alla destra e alla sinistra del Papa, si collocavano i Cardinali Diaconi assistenti Bisleti e Lega e il Principe Assistente al Soglio, sui gradini gli Arcivescovi e Vescovi assistenti al soglio. A sinistra, sul ripiano, stava il Prefetto delle cerimonie Pontificie Mons. Respighi, e sui gradini alcuni degli Arcivescovi e Vescovi assistenti il Decano della S. R. Rota e i due Camerieri Segreti partecipanti di servizio.
Sui due lati nell’Abside, erano disposte lateralmente delle panche delle quali la prima fila era occupata dai Cardinali la seconda e la terza dagli Arcivescovi, dai Vescovi e dai Penitenziari di S. Pietro e dagli altri che hanno luogo nelle Cappelle Papali.
Sedutisi i Cardinali e tutti gli altri, un Maestro delle Cerimonie Pontificie, conduceva innanzi al Soglio Pontificio il Cardinale Antonio Vico Prefetto della S. Congregazione dei Riti, Procuratore della S. Congregazione dei Riti, Procuratore della Canonizzazione, avente alla sua sinistra l’avvocato Concistoriale. Giunto il Cardinale ai gradini del trono ed inchinato il Pontefice l’Avvocato Concistoriale genuflesso faceva istanza al S. Padre a nome di detto Cardinale Procuratore che si degnasse ascrivere nel catalogo dei Santi i Beati dei quali doveva farsi la Canonizzazione.
A questa istanza rispondeva a nome di Sua Santità il Segretario dei Brevi al Principi, che essendo gravissima l’azione da compiersi, era mente del S. Padre che prima si volgessero preci a Dio, e si invocasse l’intercessione della Vergine, dei SS. Apostoli Pietro e Paolo e di tutti gli altri Santi, onde piamente e santamente si celebrasse la cerimonia.
Ricevuta tale risposta il Cardinale Procuratore tornava al suo posto e il Santo Padre si recava al «Faldistorio», mentre i cantori intonavano le Litanie dei Santi.
Dopo le Litanie, tenendo ciascuno il cero acceso, il S. Padre si assideva di nuovo in trono. Allora il Cardinale Procuratore col medesimo cerimoniale ed a mezzo dell’Avv. Concistoriale, rinnovava l’istanza, aggiungendo alla formola la parola «instantius».
A questa iterata istanza nuovamente rispondeva allora il Segretario dei Brevi ai Principi, che penetrata la Santità Sua della grandezza dell’azione da celebrarsi, voleva che con nuove preci s’invocasse il lume dello Spirito Santo. Ritiratosi il Cardinale Procuratore con l’ Avvocato Concistoriale, il Papa, deposta la mitra tornava al «Faldistorio»; e il Cardinale assistente alla sinistra del Papa esortava tutti a pregare, dicendo «Orate».
Dopo breve preghiera fatta da tutti in ginocchio, il Cardinale Assistente di sinistra, alzandosi in piedi, annunziava con la parola «Levate» che tutti si levassero. Allora il S. Padre, servito da due dignitari Vescovi Assistenti, con rituale e bugia intonava in piedi il «Veni Creator» e poi genufletteva fino a tutta la prima strofa e quindi restava in piedi per tutto il resto dell’inno continuato dai Cappellani Cantori. Questo terminato, il Papa cantava l’orazione propria dello Spirito Santo.
Tornato il S. Padre ad assidersi, il Cardinale Procuratore assistito dall’Avvocato Concistoriale faceva la terza petizione: «instanter, instantius et instantissime».
Rispondeva a questa terza domanda il Segret. dei Brevi ai Principi che il Santo Padre conoscendo esser cosa grata a Dio la richiesta Canonizzazione voleva finalmente pronunziare la definitiva sentenza, e ciò detto si ritirava al suo posto.
Allora, alzatisi in piedi i Cardinali e gli altri del s. Consesso, il Sommo Pontefice, tenendo in capo la mitria, dalla Sua Cattedra, dichiarava solennemente con la consueta formula di ascrivere nel catalogo dei Santi il B. Gabriele dell’Addolorata e la Beata Margherita Maria Alacoque, stabilendone l’annua festa nella Chiesa Universale. Erano le 10.36.
Dopo che il Sommo Pontefice ebbe pronunciato la grande sentenza, l’Avvocato Concistoriale dichiarava essere questa accettata dal Cardinale Procuratore; e rese in suo nome le dovute grazie, umilmente implorava da Sua Santità che si degnasse ordinare la spedizione delle Lettere Apostoliche. A questa supplica rispondeva lo stesso Sommo Pontefice con la parola «Decernimus». Appressatosi allora al Trono il Cardinale Procuratore e baciata la mano e il ginocchio al Santo Padre tornava ad assidersi al suo posto. Rivolto poscia l’Avvocato Concistoriale ai Protonotarii Apostolici, faceva istanza che a perpetua memoria facessero essi uno o più istrumenti dell’Atto solenne della Canonizzazione. Quindi il più anziano dei Protonotarii rispondeva: «Conficiemus; e chiamava in testimonio gli intimi famigliari del Papa che stavano intorno al Trono, con le parole «Vobis testibus».
Dopo ciò il Sommo Pontefice, levandosi in piedi, intonava il «Te Deum» che veniva proseguito dai Cappellani Cantori alternativamente coi presenti nell’Abside e col popolo, ripercuotendosi cosi le note del sacro canto nelle volte della basilica fino alle porte di fondo.
Terminato il «Te Deum», il Cardinale Diacono invocava per primo i Santi Canonizzati, col versetto: «Orate pro nobis Sancti Gabriel et Margarita Maria, Alleluja».
Poscia il Sommo Pontefice cantava l’Orazione propria dei nuovi Santi. Indi il Cardinale Diacono, portatosi nel piano del soglio alla sinistra del Pontefice che era rimasto in piedi, cantava il «Confiteor», aggiungendo dopo l’invocazione dei SS. Apostoli anche quella dei nuovi Santi. Dopo ciò l’Uditore di Rota, Suddiacono, terminata la Confessione, si presentava innanzi al Trono con la Croce e il Pontefice stando ancora in piedi pronunziava l’assoluzione e impartiva la Benedizione, aggiungendo nell’ orazione deprecatoria anche i nomi dei nuovi Santi. Quindi dal Cardinale Prete Assistente veniva pubblicata l’indulgenza Plenaria.
La Messa Papale
Terminata la cerimonia della Canonizzazione, mentre dai Cappellani Cantori si cantava un mottetto, Sua Santità si recava al piccolo Trono a cornu evangelii e veniva intonata l’ora di terza. Dopo le preci Sua Santità assumeva i sacri paramenti per la Messa solenne.
Lo assistevano gli E.mi Card. De Lai, Prete Assistente, Bisleti e Lega, Diaconi Assistenti, Gasquet. Diacono Ministrante ed il Suddiacono Uditore di Rota.
La Messa veniva accompagnata dalle magistrali note della Cappella Musicale pontificia, diretta dal maestro Rella.
Dopo il Vangelo, cantato nei due idiomi, latino e greco, Sua Santità pronunciava una «Omelia, sui novelli Santi, dando infine, una seconda Benedizione Papale con la pubblicazione dell’indulgenza.
Giunta la Messa all’Offertorio dai Postulatori dei novelli Santi, Ill.mơ e R.mo Mons. Raffaele Virili, Arcivescovo di Tolemaide, e R.mo P. Luigi di S. Francesco di Paola, Consultore Generale dei Passionisti si compiva la cerimonia delle Oblazioni al Santo Padre.
Queste consistono in cerei dipinti con le armi del Sommo Pontefice, dei quali i grandi hanno il peso di trenta libbre romane e sogliono per ciascun Santo offrirsene cinque, due grandi e tre piccoli, sormontati da artistici fiocchi inargentati a riporti di più ordini. Le altre oblazioni sono di pani e di bariletti inargentati e dorati, nonché di tortore, di colombe e di uccelletti di varie specie racchiusi in eleganti gabbie metalliche argentate e dorate.
La cerimonia delle Oblazioni è antichissima nella Chiesa, e contiene mistiche significazioni. I cerei significano Cristo; la “cera„ infatti, opera della vergine ape, significa Cristo come uomo, figlio della Vergine; il “lucignolo” indica la divinità di Lui. E si vuol pertanto indicare che i nuovi Santi ebbero sempre in mira il Redentore per seguirne gli esempi. Il “pane„ simbolo d’ ogni sorta di cibo, indica che i Santi si nutrirono di ogni virtù per giungere al cielo. Il “vino„ indica la Grazia santificante, di cui furono abbondantemente adorni i novelli Santi. Le “tortore” sono simbolo della “fedeltà” a Dio, le colombe indicano la “pace” e la carità dell’anima loro, e che, come la «colomba» annunziò la fine del diluvio, cosi quei Santi hanno lasciato questa vita di lotte e di affanni, per passare alla quiete della patria celeste, i vari “uccelletti” indicano la brama dei Santi delle cose celesti.
Sebbene i Postulatori siano quelli che rassegnano le Oblazioni, tuttavia l’onore della presentazione è dovuto ai Cardinali della S. Congregazione dei Riti, cioè a tre di loro in ciascuna causa: vale a dire ad un Cardinale Vescovo, a un Cardinale Prete e ad un Cardinale Diacono appartenenti a detta Congregazione, che sono stati rispettivamente gli E.mi e R.mi Cardinali Vannutelli, Ferrari e Bisleti;
Granito, Pignatelli di Belmonte, Merry del Val, Billot.
Compete questo diritto principalmente agli E.mi Cardinali dei Riti, i quali ora privatamente esamina le cause di beatificazione, in memoria dell’antica disciplina, per la quale si rimettevano dopo l’esame della Rota, la discussione di questa causa a tre Cardinali, cioè ad uno Vescovo, ad uno Prete e ad uno Diacono, e perciò spetta ed essi come a giudici l’onore nella Canonizzazione di presentare le oblazioni al Pontefice.
In apposito luogo presso l’altare papale si trovavano già preparate dette oblazioni, bellamente disposte sopra tavole ricoperte di tovaglia, e custodite dagli incaricati di Mons. Prefetto, delle cerimonie. Appressatisi i personaggi destinati alla presentazione, si è formato un corteo nell’ordine seguente, incominciando dalla presentazione: delle oblazioni per la Canonizzazione del B. Gabriele dell’Addolorata.
Precedevano due Mazzieri, seguiti da un Maestro delle cerimonie, e dietro questi incedevano due gentiluomini dell’E.mo Card. Vannutelli, dell’ordine dei Vescovi con i due cerei grandi; seguiva il suddetto Eminentissimo avente alla sinistra l’E.mo Signor Cardinale Vico Procuratore della Canonizzazione con altro Maestro delle Cerimonie esistente; appresso il Postulatore della causa del B. Gabriele R.mo P. Luigi di S. Francesco di Paola col fratello del Beato e due Religiosi Passionisti, il primo recante un cereo piccolo e il secondo una gabbia dipinta e dorata con due colombe.
Seguivano due Gentiluomini dell’E.mo Cardinale Ferrari, dell’Or. dei Preti con due pani l’uno dorato l’altro inargentato collocati su due piatti di legno l’uno dorato e l’altro inargentato.
Quindi seguivano i gentiluomini dell’E.mo Card. Bisleti, dell’Ordine dei Diaconi recanti due bariletti con vino l’uno dorato l’altro inargentato con lo stemma pontificio. Poscia l’E.mo Cardinale e due altri Religiosi, l’uno con un cereo piccolo e l’altro con una gabbia con diversi uccelletti.
Giunto il corteo ai piedi del trono, tutti si ponevano in ginocchio, dirigendo l’ordine delle oblazioni il Maestro delle cerimonie. Asceso quindi al trono il Cardinale procuratore e i due gentiluomini col cereo grande, il Cardinale Vescovo li presentava al Papa, baciandogli la mano.
Il Sommo Pontefice poneva la mano sul primo cereo in segno di accettazione, ed un cerimoniere lo consegnava al gentiluomo che lo aveva portato, il quale baciava il piede a Sua Santità. Col medesimo cerimoniale l’E.mo Card. Vannutelli, Vescovo presentava l’altro cereo al Santo Padre e dopo avergli baciato il ginocchio scendeva dal trono e tornava al suo posto.
Dopo ciò il Cardinale Procuratore della Canonizzazione preso dalle mani dei religiosi l’altro cereo piccolo, l’offriva al Santo Padre, baciandogli la mano. Consegnato questo al maestro delle cerimonie, il Postulatore baciava il piede al Papa.
Con le medesime cerimonie il Cardinale Prete E.mo Ferrari asceso alla destra del Pontefice presentava prima il pane dorato, poi l’altro inargentato, portato dai suoi gentiluomini. Baciava quindi la mano a Sua Santità ed i gentiluomini il piede.
Ritiratosi al suo posto il Cardinale prete, l’E.mo Procuratore offriva il cereo piccolo e gabbia delle tortore baciando al Santo Padre la mano e il ginocchio e i Religiosi della Postulazione latori delle offerte baciavano il piede a Sua Santità.
Asceso allora al trono il Cardinal Bisleti, Diacono, col solito inchino e col bacio della mano, preso dal gentiluomo il bariletto dorato, lo presentava al Papa, offrendogli poi l’altro inargentato. Quindi i gentiluomini baciavano il piede a Sua Santità.
Ritiratosi il Cardinale Diacono, l’E.mo Procuratore ricevuti successivamente dai Religiosi il cereo piccolo e la gabbia degli uccelli, li presentava baciando nella prima oblazione la mano e nella seconda il ginocchio al Santo Padre.
Quindi tutti uniti, coloro che avevano presentato le oblazioni, tornavano a riportarle e depositarle nella custodia.
Proseguiva quindi la Messa accompagnata dalla Cappella Musicale Pontificia ed alla elevazione mentre dall’alto della loggia della cupola Michelangiolesca le trombe d’argento facevano udire la soave armonia, la commozione era generale.
Terminata la Messa il Santo Padre ritornava al trono ed impartiva in forma solenne la Benedizione Apostolica.
Risaliva quindi in sedia gestatoria, col triregno in testa, e riformatosi il corteo che era composto da tutti, i dignitari e dal Sacro Collegio che precedevano il Santo Padre. Transitando la crociera dei SS. Simone e Giuda e per la navata centrale entrava nella Cappella della Pietà. Qui sua Santità deponeva le sacre vesti, e dopo essere stata ossequiata dai Cardinali e da tutti i presenti, per la cappella e scala del Sacramento, rientrava nel suo palazzo apostolico.
Il suono delle campane di tutte le chiese della Città, continuato per un’ora, ha coi suoi festosi rintocchi annunziato ai fedeli la lieta novella della seguita solenne Canonizzazione.
Così il grande avvenimento, da lungo tempo ansiosamente atteso, è felicemente compiuto: Gabriele dell’Addolorata è proclamato Santo, dall’autorità infallibile del Sommo Pontefice.
Alla solenne funzione in S. Pietro, in apposita tribuna vicina al Trono Pontificale, assistevano numerosi parenti di S. Gabriele. e l’unico superstite dei confratelli religiosi che convissero con Lui, cioè fratel Silvestro, arzillo nonostante i suoi 86 anni.
Il Dottor Michele Possenti in tutti i giorni della sua permanenza a Roma, fu circondato dalla più affettuosa venerazione da ogni qualità di persone, che fecero a gara per vederlo, baciargli le mani, implorare preghiere presso il suo santo Fratello, averne autografi, prenderne fotografie. La sera del sabato 15 maggio il venerando vecchio fu ricevuto in udienza privata dal Papa, che si intrattenne con lui in famigliare colloquio per un quarto d’ora e gli offrì in dono un magnifico orologio, col suo augusto stemma.
Ci rallegriamo col Sig. Michele della sorte, veramente unica, che ha avuto, di assistere alla Canonizzazione del suo amato Checchino, e speriamo ch’egli, sempre vegeto com’è, possa mantenere la promessa di assistere alle Feste, che nell’ultima settimana di agosto celebreremo in questo Santuario d’Isola, in onore di S. Gabriele.
Oltre ai parenti del Santo, si trovarono presenti in S. Pietro numerose deputazioni, ecclesiastiche e secolari, di Spoleto, Assisi, Terni, Isola del Gran Sasso, Foligno ecc.
La sera dello stesso giorno 13 Maggio, nella Basilica dei SS. Giovanni e Paolo, attigua alla Casa Generale del nostro Istituto, si cantò un solenne Te Deum di ringraziamento al Signore, per la gloria concessa al nostro confratello, Gabriele dell’Addolorata, che primo, dopo il S. Fondatore Paolo della Croce, ha avuto il trionfo supremo della Canonizzazione.
(Eco Maggio 1920)