La prima chiesa del convento francescano dedicata alla Vergine Annunziata, nasce in forma di croce greca (10 x 15 m) con l’altare spostato avanti per dare ampio spazio al coro dei religiosi. Le prime modifiche risalgono al secolo XVI e furono operate direttamente dai conventuali che, tra l’altro la dedicarono all’Immacolata (come risulta dall’iscrizione sulla soglia in cui si legge: “IMM. VIRG. D. THOMAE CASS. FRANC. ET. ANT. PIA DEVOT. SAC. HAEREDES CLAVONICI POSVERE A. DOM. MDLXXXX”). Il dogma dell’Immacolata è stato proclamato solo nel 1854. È quindi verosimile ritenere questa una delle primissime chiese (se non la prima) dedicata a questo privilegio mariano. Altre modifiche sarebbero intervenute con l’arrivo dei passionisti, come ad esempio lo spostamento in dietro dell’altare per garantire maggiore spazio al presbiterio. E altre modifiche si sarebbero rese necessarie in vista della beatificazione. La platea del convento del 1897 riporta che, già a quei tempi, i passionisti constatando come il numero di pellegrini fossero in costante aumento, sentirono il bisogno di operare qualche cambiamento. L’unica porta della chiesa, non era sufficiente all’ordinato deflusso dei devoti. Inizialmente si facevano uscire dalla portineria del convento attraversando il corridoio del chiostro, ma tra il 1898 e il 1899 si intervenne sulla chiesa dotandola, tra l’altro, di una seconda porta. All’inizio del 1900, la chiesa risulta ancor più insufficiente alle esigenze dei pellegrini, e si iniziò a pensare a delle migliorie. In primis fu introdotto il riscaldamento ad acetilene. Poi con una grande questua tra gli abitanti dei paesi vicini, la provincia aquilana e anche gli abruzzesi emigrati in America, si poté iniziare a pensare ad un pavimento di marmo, ad un nuovo altare maggiore e ad un altare da dedicare al prossimo beato. I lavori dovevano iniziare nel marzo del 1907 e terminare nel giugno successivo, ma per varie vicissitudini, iniziarono solo a giugno finendo per essere completati solo il 18 aprile del 1908. Di questo periodo sono anche il cancelletto in ghisa che circonda la tomba di Gabriele e la griglia con vetro che copriva la pietra sepolcrale. La cappella del beato (oggi altare dell’Addolorata) era posizionata nella navata a sinistra dell’entrata della chiesa e, protetta da un cancello di ferro, conteneva l’altare che sarebbe stato dedicato al beato e un quadro raffigurante l’Addolorata che abbraccia il beato. Il 2 maggio successivo, durante l’ultima ricognizione prima della beatificazione, il corpo di Gabriele fu adagiato su quell’altare e da lì sarebbe stato posizionato nella statua che lo rappresenta dormiente il sonno dei giusti. Si tratta della medesima che vediamo oggi: il corpo in materiale argentato e volto, mani e piedi in argento dipinti (a opera di Francesco Tartagliozzi di Isola). Questa statua sarebbe poi stata mostrata per la prima volta in pubblico il 31 maggio, una volta letto il breve della beatificazione. La platea di quell’anno ci racconta quel momento: “Momento indescrivibile! Non vi fu ciglio che rimanesse asciutto alle manifestazioni ferventi d’amore e tenerezza del popolo. Basti pensare che la rumorosa cappella che eseguiva il solenne Te Deum musicato dal padre Pier Battista da Falconara, era quasi sopraffatta dagli evviva al beato e dai gemiti di mille cuori nel poter contemplare, dopo averle tanto desiderate, le venerate sembianze dell’angelico beato Gabriele”.
(L. MAZZOCCANTE, La chiesa ai tempi della beatificazione,
in L’ECO di San Gabriele, Dicembre 2017, pag 75)