Una delle azioni esecutive adottate dal presidente Donald Trump nel suo primo giorno di lavoro alla Casa Bianca è stata quella di avviare il processo di ritiro degli Stati Uniti dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms).
Ha anche ordinato una revisione completa della spesa per gli aiuti esteri degli Stati Uniti. Entrambe le mosse rientrano nel suo approccio isolazionista “America First” agli affari internazionali.
“Quando ero qui, abbiamo versato 500 milioni di dollari all’Organizzazione mondiale della Sanità e li abbiamo interrotti. Ci volevano così tanto indietro. Vedremo cosa succederà”, ha detto Trump. “È piuttosto triste, però, pensateci. La Cina paga 39 milioni e noi paghiamo 500 milioni e la Cina è un Paese più grande”.
È la seconda volta che Trump ritira il Paese dall’Oms in meno di cinque anni, una mossa che molti scienziati temono possa far regredire decenni di progressi nella lotta alle malattie infettive come l’Aids, la malaria e la tubercolosi.
Gli esperti hanno anche avvertito che il ritiro dall’organizzazione potrebbe indebolire le difese del mondo contro nuovi pericolosi focolai in grado di scatenare pandemie.
La sua mossa prevede di sospendere il futuro trasferimento di fondi dal governo statunitense all’organizzazione, di richiamare e riassegnare il personale federale e gli appaltatori che lavorano con l’Oms.
Nel luglio 2020, diversi mesi dopo che l’Oms aveva dichiarato la pandemia da Covid-19 e mentre i casi aumentavano a livello globale, l’amministrazione Trump ha notificato ufficialmente al Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres che gli Stati Uniti intendevano ritirarsi dall’Oms e sospendere i finanziamenti all’agenzia. [Euronews]